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Vannacci intervista a La Stampa integrale

2024.05.01 15:20 TsedGamer Vannacci intervista a La Stampa integrale

Come aveva già fatto un altro utente con un'altra intervista vi regalo anch'io una sua, recente e discussa intervista. Se la volete integrale, come ho fatto io, basta accedere al link [ Roberto Vannacci: “Mussolini? Uno statista. Vorrei classi separate per i disabili. E gli italiani hanno la pelle bianca” - La Stampa ] dell'intervista da telefono cancellando i cookie del sito La Stampa e vi regalerà l'articolo. Oppure per chi vuole sostenere potere fare anche l'abbonamento al loro giornale. _____
Roberto Vannacci: “Mussolini? Uno statista. Vorrei classi separate per i disabili. E gli italiani hanno la pelle bianca”
Il militare: «Il rapporto con i leghisti? Non c’è bisogno di porgere ramoscelli d’ulivo. L’omosessuale che ostenta deve accettare le critiche»

FEDERICO CAPURSO

27 Aprile 2024 alle 01:00
3 minuti di lettura
ROMA. Il generale Roberto Vannacci, fresco di candidatura con la Lega alle Europee, è in treno, in viaggio verso Bologna. Uno dei tanti appuntamenti per presentare il suo libro, trasformati in campagna elettorale. Era dalle parti di Bologna anche il 24 aprile, nel paese di Medicina, «dove qualcuno fuori dalla sala mi ha contestato. Hanno idee diverse, ma non vogliono mai discuterne». Quali sono le idee del generale? «L’italiano ha la pelle bianca, lo dice la statistica»; l’omosessuale che «ostenta da esibizionista deve accettare le critiche»; «l’aborto non è un diritto»; gli studenti a scuola, compresi i disabili, «vanno divisi in base alle loro capacità».

Vannacci, ha festeggiato il 25 aprile?
«Sono andato al mare con la mia famiglia. Abbiamo festeggiato, certo. Perché non mi chiede come ho passato la Pasqua?».

Perché la sua candidatura è stata annunciata il giorno della Liberazione, non a Pasqua. E lei prima parla di Mussolini come di uno statista, poi non vuole definirsi antifascista. Lo ripeterebbe, ora che è candidato alle Europee?
«Lo rivendico. Non vedo perché sia necessario dotarsi della patente di antifascista per esprimere le proprie opinioni. Rivendico anche la considerazione su Mussolini, che è uno statista come lo sono stati anche Cavour, Stalin e tutti gli uomini che hanno occupato posizioni di Stato: è la prima definizione di “statista” sul dizionario».


Che giudizio dà del fascismo?
«La storia è fattuale, non accetta giudizi morali, quindi non do alcun giudizio».

Ma non le piace l’antifascismo.
«Trovo non abbia alcun senso. A me non piace essere “anti”. E poi il fascismo è finito quasi cento anni fa. Lei è antinapoleonico?».

I valori della Resistenza, quindi, sono superati?
«Sono tutti valori che sono garantiti dalla Costituzione e io la Costituzione l’ho difesa sui campi di battaglia di mezzo mondo, tra corpi di mortaio e proiettili, rischiando la mia vita. Sarebbe una buona prova per tutti».

Vorrebbe il ritorno della leva obbligatoria in Italia?
«La difesa della Patria, anche in armi, è un sacro dovere di ogni cittadino, come previsto nella Costituzione».

Un’idea che piace alla Lega. Però lei si candida da indipendente. Perché?
«Perché porterò le mie idee, senza tessera di partito»

Ha intenzione di prenderla? C’è chi pensa che lei voglia usare la Lega come un taxi.
«Ora non sono iscritto. In futuro non so. Ma io mantengo sempre la parola data».

Resta inviso a tanti leghisti nel Nord Italia. Cosa farà per migliorare quel rapporto?
«Non c’è bisogno di porgere ramoscelli d’ulivo, perché io non ho mai sollevato alcun problema. Se qualcuno si è espresso negativamente nei miei confronti, lo capisco, fa parte di una fase, ma quando si tratterà di lavorare insieme spero si chiudano gli armadi del passato e si guardi al futuro».

Teme di trovare difficoltà in quei territori in campagna elettorale?
«Non ho alcun timore. Se vogliono, verranno alle presentazioni del mio libro. Altrimenti potranno starsene a casa, o magari unirsi ai manifestanti che mi contestano».

Delle manifestazioni pro-Palestina delle ultime settimane cosa ne pensa?
«La libertà di manifestare è sacra, ma quando si prevaricano le regole, le piazze diventano una gazzarra indegna di una democrazia».

E gli studenti manganellati dalla polizia a Firenze?
«Le forze di polizia sono chiamate a intervenire per far rispettare le regole. Se qualcuno vuole infrangerle, si mette nelle condizioni di essere manganellato».

Qual è la sua idea di Europa?
«L’Ue ha un problema: deve costruire una sua identità. La bandiera blu con tante stelle che identità vuole rappresentare? Non abbiamo nemmeno un animale a simboleggiarci. La Russia ha l’orso, gli Usa l’aquila. E l’Europa?».

Lei che animale vorrebbe?
«Ho un’idea, ma è molto provocatoria. La dirò più avanti».

Vannacci a Vicenza, il blitz di due contestatori in canotto: si avvicinano al teatro Astra con striscione e fumogeni


Anche l’aborto è diventato un tema europeo. Qual è la sua posizione?
«Credo che sia un’infelice necessità alla quale le donne sono costrette a ricorrere. Non credo che sia un diritto».

La Francia l’ha inserito in Costituzione.
«Sono contrario. Si devono trovare tutte le soluzioni alternative che possano spingere e convincere la donna a non abortire. Fermo restando che la scelta resta in mano alla donna».

È favorevole alla presenza dei pro-vita nei consultori?
«Certo. Va offerta qualunque alternativa all’aborto».

La crisi della natalità è un problema, ma lei crede anche ci sia un tentativo sostituzione etnica in Europa, come sostiene qualcuno a destra?
«Non mi sono mai espresso in tali termini. C’è un enorme problema di immigrazione clandestina e io non credo nella società multiculturale, perché contraddice l’idea di Patria. Ma il grande problema è che le identità storiche europee – greca, romana e cristiana – non vengono difese. Anzi, qualcuno se ne vergogna. In Francia hanno cancellato il crocifisso dalla foto della cupola degli Invalides usata per pubblicizzare i giochi olimpici».

Europee, Salvini: "Vannacci sarà in liste Lega in tutti i collegi"


Il crocifisso lo vorrebbe in tutte le scuole?
«Certo. Non sono particolarmente religioso, ma per me è un simbolo di cultura».

I suoi figli vanno in una scuola pubblica?
«Sì, sono un fautore delle scuole pubbliche, ma vorrei fossero più severe. Oggi si appiattisce verso il basso il livello di tutti gli studenti, anche di quelli più bravi. E invece la scuola dovrebbe essere come lo sport, dove si mettono insieme le persone con prestazioni simili».

Vorrebbe separare gli studenti in base alla loro bravura?
«Credo che delle classi con “caratteristiche separate” aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo, e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare».

Sembra discriminatorio. Cosa farebbe con chi ha disabilità o ritardi nell’apprendimento?
«Non è discriminatorio. Per gli studenti con delle problematiche mi affido agli specialisti. Non sono specializzato in disabilità. Un disabile, però, non lo metterei di certo a correre con uno che fa il record dei cento metri. Gli puoi far fare una lezione insieme, per spirito di appartenenza, ma poi ha bisogno di un aiuto specifico. La stessa cosa vale per la scuola. Chi ha un grave ritardo di apprendimento si sente più o meno discriminato in una classe dove tutti capiscono al volo? Non sono esperto di disabilità, ma sono convito che la scuola debba essere dura e selettiva, perché così sarà poi la vita. O almeno, così è stata la mia vita».
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2024.04.30 17:30 brunerssserboro Idea per studio

Salve a tutti! Volevo condividere con voi un'idea: sto pensando di aprire uno studio per podcast nella mia città. L'obiettivo è creare uno spazio completamente personalizzabile per chiunque voglia registrare contenuti audio. Immagino due sale: una per le interviste "face to face" (simile a "One More") e un'altra con un tavolo dotato di 3 microfoni. Gli slot orari sarebbero prenotabili fino a un massimo di 4 ore, con 30 minuti extra gratuiti per sistemare le proprie cose. Inoltre, su richiesta, metteremo a disposizione un tecnico che taglierà in diretta la tua puntata, così da avere i file completi al termine della registrazione: sia il video dell'intera puntata che i file audio. Questo messaggio non è ovviamente una sponsorizzazione, ma volevo semplicemente capire cosa ne pensate e se secondo voi potrebbe funzionare. Grazie a tutti per il vostro tempo!
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2024.04.26 15:44 Giuliooooo Progetto caffetteria

Buongiorno a tutti! Ho da poco ereditato una piccola fortuna, e volevo investire questi soldi per aprire un’attività tutta mia. Il mio piccolo sogno nel cassetto è sempre stato quello di aprire un vero e proprio coffee shop/sala da tè, un posto piccolo ma molto tranquillo e accogliente. Volevo aprirlo vicino a me, abito poco fuori Bergamo e sono super entusiasta dell’idea. Volevo chiedervi consigli, suggerimenti e opinioni a riguardo, grazie a tutti!
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2024.04.23 15:02 Nowisdomnoparty Lavori stagionali, ristorazione.

Buongiorno, quest'anno ho deciso di lasciare il mio posto fisso in città e partire per una stagione estiva in un locale sul mare. Ho un piccolo dubbio, è normale che il personale di sala e di cucina si trovi a dover letteralmente allestire tutto il locale che è stato chiuso nella stagione precedente? Mi spiego meglio. Dopo I vari colloqui telefonici e videochiamate io sono stata assunta per il ruolo di cameriera, il mio compagno (siamo partiti assieme) con ruolo di aiuto cucina, non ci è mai stato detto che avremmo dovuto partecipare all'allestimento di un locale completamente chiuso e serrato. Di base se tu assumi, parto dal presupposto che il locale sia già avviato, non per forza aperto già al pubblico ma almeno avviato ovvero, tavoli e sedie già presenti e posizionate, zona bar allestita e cucina idem. Ovvio che rientra fra I miei compiti in sala apparecchiare, pulire e sistemare bicchieri, posate e in cucina toccherà mettere via la spesa e tutto il resto. Penso a maggior ragione che questa cosa di riallestire tutto se va fatta, vada specificata nel colloquio di lavoro, perché se devo alzare e spostare bancali, togliere robe dai magazzini e riallestire tutto e con tutto intendo proprio tutto, penso che esuli un pò da quelle che sono le mie mansioni di cameriera.
È un locale a conduzione famigliare quello in cui lavoro io( madre chiamiamola A, sua figlia B e nuoro C, ne sono I proprietari) appena arrivata scopro che c'è solo la signora A, che si sta occupando di tutto, ordini, documenti per I contratti, ristrutturazione e anche spiegare a noi assunti cosa va fatto e cosa no). Il locale non è ancora aperto al pubblico, ma nemmeno allestito, cioè tocca a noi praticamente riarredare tutto, ma il punto è che se dovessimo aprire settimana prossima non abbiamo nemmeno il tempo di capire bene le mansioni perché la signora A non ha tempo di spiegare ogni singola cosa sia la personale di sala che di cucina, visto che io ad esempio avrei dovuto avere a che fare con C in sala e lui non arriva fino agli inizi di Maggio, il mio compagno da ciò che avevano detto loro, avrebbe dovuto lavorare in cucina già il giorno seguente all'arrivo, per capire bene cosa fare e come fare. Ora vi chiedo è normale che sia così in un lavoro stagionale estivo? Contando che ancora non ho un contratto, nessuno di noi lo ha. Per di più non sono stata io a chiedere di partire prima che il locale venisse aperto, anzi sono loro che ci hanno detto di venire prima di modo che potessimo avere tutte le informazioni necessarie per svolgere il nostro lavoro, è come se mi stessero dicendo velatamente che visto che mangio e bevo a spese loro allora devo fare tutto quello che mi chiedono, ma sono loro che offrono vitto, alloggio e stipendio e sono costretti a farlo perché non trovano personale locale.
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2024.04.22 13:22 PAPELIA conto deposito o azioni?

ciao ragazzi ho quasi 18 anni e ho lasciato scuola a 16 anni e mezzo, lavoro da quando ho lasciato scuola ma a differenza di altri miei amici della mia età non ho mai sperperato i miei soldi in vestiti firmati o cene fuori quindi adesso mi ritrovo con una buona parte dei soldi che ho guadagnato da parte e anche togliendo le spese che dovrò fare in futuro come patente della macchina o cose del genere me ne rimangono ancora un pò ho guardato diversi video ma non ho intenzione di mettermi a fare giochi di borsa o investimenti azzardati come btc ecc quindi mi chiedevo se avesse più senso investire in qualche azienda sicura per guadagnarci periodicamente con i dividendi oppure aprire un conto deposito. se avete consigli son tutti ben accetti. grazie ;))
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2024.04.21 22:22 im_noboody come rifiuto una lesbica?

sperando che non mi banni il post per “argomenti omosessuali”)
premetto che questo post potrebbe essere un po’ lungo, devo fare lo storytelling :D
circa una settimana fa nel mio paese c’è stato un evento stile discoteca che durava 3 giorni, e io e queste mie due amiche abbiamo deciso di andarci. La prima sera una delle due aveva deciso di mischiarsi nella massa a ballare, mentre io e l’altra amica abbiamo deciso di rimanere alla sala giochi/bar. Ad un certo punto arriva questa ragazza che avrà avuto più o meno la mia età, e mi chiede l’instagr4m; io pensando volesse solo fare amicizia glielo dato, e iniziamo a parlare (di persona eh). Lei ad una certa se ne esce dicendo che le piace molto il mio stile tomboy, ma fin qui ok.
Il giorno dopo iniziamo a parlare su instagr4m, e mi chiede se mi fossi mai messa con una ragazza/mi fosse mai piaciuta una ragazza, io le dico sì perché effettivamente in passato ho avuto relazioni con delle ragazze, e infine mi rivela IL segreto, ovvero che è lesbica. Li per li me l’ha detto come se per me fosse un problema, ma sicuramente era un segnale che io ovviamente non ho colto. Comunque, mi dice che quella sera non ci sarebbe stata all’evento ma quella dopo si e che se volevo potevamo incontrarci, anche perché doveva chiedermi una cosa.
Arriva la famosa sera, ci incontriamo, parliamo e tutto, arrivate alla fine mi chiede se per me va bene se ci iniziassimo a sentire in maniera amorosa, dato che io le interesso tanto, e anche perché è di un’altra città più distante e non riusciremmo a vederci molto, se non mai più. E io come una cogliona dico si (i problemi di chi non sa dire di no)… Nei giorni successivi ci scriviamo molto, lei flirta molto, e arriviamo a due giorni fa che inizia a fare battute sessuali, che forse a inizio giugno viene nel mio paese, comunque inizia col flirt pesante e secondo me tra non molto si dichiarerà.
Io non saprei che rispondere, mi sembra una così brava ragazza e penso che l’ennesimo palo da una etero la distruggerebbe, però dall’altra parte ci sono io che non posso stare con una persona che non amo. Voi che fareste?
ps: spero di essermi spiegata bene, mi pare un po’ contorta la storia
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2024.04.18 21:53 longtimecarp [Recruiting] ITA. "007 Clan 2" reclutiamo giocatori attivi Th13+ / War, Capitale ed aventi vari / #2QCJG9VGL

2QCJG9VGL

Se ti piace partecipare a tutti gli eventi, faresti al caso nostro. Alcune cose su di noi:
Siamo un clan di livello 13 che partecipa a tutti gli aspetti del gioco, facciamo guerre regolari, tutti i giorni, nella CWL siamo Cristallo 2
Comunità per adulti, rilassata ma strutturata con attualmente 42 membri. I giocatori inesperti hanno un posto dove imparare e crescere qui. Abbiamo un gruppo Telegram per le war, ma non è obbligatorio essere all'interno, comunque tutto in anonimo. Siamo associati ad un altro clan con tutti th16, ma siamo molto indipendenti
-Non é obbligatorio partecipare alle war, ma quando lo si fa sono richiesti i 2 attacchi
-Attacchi obbligatori nei raid della capitale
Cosi facendo massimizziamo i premi dei giochi di clan e otteniamo circa 1100 medaglie di raid nei raid di capitali, la nostra sala capitale è al livello 9.
Se questo ti sembra un luogo di tuo interesse, non esitare a darci un'occhiata!
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2024.04.18 08:53 NegativeAttempt2855 Confermo

Confermo submitted by NegativeAttempt2855 to TeenagersITA [link] [comments]


2024.04.18 08:34 Far-G0n3 Salve a tutti, cercasi pareri e consigli

buongiorno, mi presento: sono un laureando in medicina con una tesi in neuropsichiatria infantile e nel frattempo lavoro come educatore e mi diletto a scrivere. ho aperto un piccolo blog dove racconto in modo personale le esperienze lavorative che vivo ogni giorno con pazienti di età evolutiva affetti da condizioni motorie, psichiche o comportamentali.
vi lascio l'estratto di un piccolo racconto e il link per chi volesse approfondire. cercasi consigli sia sulla scrittura che su come, eventualmente, consigliereste voi di promuovere i propri lavori. grazie a tutti per l'attenzione :)
FIORE
Arrivo a scuola verso le 14.30, il cielo è plumbeo, ma i bambini sono ancora in giardino. Suono il campanello che citofona in bidelleria. Le maestre in giardino si voltano a fissarmi: cercano di capire chi io possa essere: pelato, con una barba incolta e con tatuaggi e piercing che spuntano dalle maniche della felpa tirate su fino ai gomiti.
Vedo in lontananza la collaboratrice scolastica che mi fa segno di entrare e apro il cancello. Mi dirigo verso la maestra più anziana, indicatami come la responsabile: é una donna sulla sessantina, minuta e con i capelli corti che si iniziano ad assottigliare. Mi presento: “Piacere, Oscar, sono il sostituto della cooperativa, sono qui per L”.
La donna sorride e mi fa cenno di seguirla; mi conduce tra varie aule e in palestra, ma non troviamo il bambino e la insegnante di sostegno che lo ha accompagnato fino ad ora. Torniamo in giardino ed eccoli: una donna magra con i capelli biondi e gli occhi azzurri che saettano da un lato all’altro. Tra le sue gambe, seduto sui piedi della maestra c’è L. Questo bambino è una sagoma: uno scricciolo magro con i capelli a caschetto, la bocca sottile e due occhi enormi color della cioccolata fondente. Ha 7 anni, passa le sue giornate tra maestre e TV e durante le sue ore a scuola resta fuori dalla classe. Per chi non ha mai conosciuto un bambino autistico di grado 3 con un alto punteggio ad esempio ad una valutazione ADOS potrebbe sembrare una cosa strana. Perché un bambino viene lasciato fuori dalla classe con l’educatore? A questo punto perché mandarlo a scuola? La scuola ha anche questa funzione: anche solo passare un minuto in fila per il bagno senza poter aprire la porta come vuole, anche solo riuscire a stare seduto il tempo di un disegno, anche solo rispettare i “no” di un adulto per un bambino come L. sono la più importante forma di apprendimento che ci possa essere in questo periodo della sua vita.
Mi avvicino e mi presento anche alla insegnante di sostegno, le stringo la mano senza distogliere lo sguardo dal piccolo L. che di scatto si alza e si allontana, correndo verso la recinzione del giardino scolastico. Ci avviamo entrambi dietro di lui e nel frattempo inizio a porre qualche domanda: “Com’è?” chiedo stando sul vago.
“Allora” mi risponde “L. è un bambino molto dolce e da dopo il pranzo si è tranquillizzato, ma stamattina è stato un po' burrascoso. L’ho accompagnato al bagno circa mezz’ora fa quindi tra un po' riportalo perché rischia di farsela addosso”
Il bambino ha raggiunto un parziale controllo degli sfinteri, dipendente anche da una ridotta capacità comunicativa nell'esternare il bisogno di andare in bagno. Mi segno mentalmente l’orario a cui indirizzarlo ai servizi.
“L. oggi non è ancora uscito, siamo stati in auletta, quindi se ti va puoi anche stare fuori in giardino tutto il pomeriggio fino all’orario di uscita. A lui piace tanto stare fuori. Speriamo che il tempo regga. Ecco: l’unica cosa è non lasciarlo andare oltre quel cartello che vedi lì perché dietro la scuola stanno facendo dei lavori. Lui ti ci porterà di sicuro perché gli piacciono i fiori e lì ce ne sono tanti. Io vado in classe, per qualsiasi cosa vieni pure a chiedere”:
la ringrazio e mi rallegro: sembra che effettivamente la donna tenga al bambino e faccia attenzione alle sue esigenze.
L è ancora seduto per terra, circondato da bambini urlanti che corrono, ma tutta la sua attenzione è rivolta verso un piccolo pezzo di corteccia che tiene tra le dita magre: lo osserva con la testa inclinata a destra, guardandolo controluce e con gli occhi semichiusi. Dalla bocca emette piccoli sbuffi sommessi: è del tutto assorto a contemplare le venature dell’oggetto e con l’indice sfrega sulla superficie di esso.
Il rapporto con cui vivono le sensazioni tattili, visive, uditive, olfattive e gustative varia tra i diversi bambini che ricadono nello spettro più di quanto non cambi nella popolazione generale, almeno nella mie esperienza questo è ciò che ho notato.
L. sembra quasi del tutto disinteressato ai suoni attorno a lui: non si protegge le orecchie dal frastuono fatto dagli altri bambini e non risponde in alcun modo quando viene chiamato il suo nome o ai rumori secchi che vengono dai giochi poco distanti. Dall’altra parte l’intensità dello sguardo che rivolge al piccolo legno e l’attenzione con cui ne gratta il dorso frastagliato tradiscono un importantissimo investimento sensoriale su questi fronti.
L non parla, emette alcune parole e alcuni suoni dette ecolalie, per farla breve è la ripetizione di fonemi che il bambino ha sentito in alcuni contesti e in alcuni casi possono arrivare ad essere delle brevi frasi o associazioni di parole. Questo bambino mi fa morire: ripete “Dacia Duster” mentre fissa un punto alle mie spalle e lo dice con una sicurezza e un sentimento che mi spinge seriamente a chiedermi se non ci fosse un significato nascosto in quelle parole, una intonazione, una inflessione della vocalità che possa farmi capire un messaggio che non riesco ad afferrare.
Gli altri bambini vengono richiamati per tornare in classe: la ricreazione post pranzo è finita e il cielo minaccia pioggia.
Io e L. siamo ancora seduti per terra, ci alziamo e ci dirigiamo verso la parte del giardino in cui l’erba più alta nasconde dei fiori di diverse tonalità. Non sono sicuramente esperto, ma riconosco delle margherite e dei denti di leone, ma ci sono anche dei sottili steli con piccolissimi boccioli viola.
L. si siede di nuovo nell’erba, accarezzandola, vivace e concentrato, poi la sua attenzione viene rivolta a una margherita che spunta timidamente tra il resto della vegetazione. Viene scelta. Di norma non lascio che i bambini con cui passo le mie giornate strappino i fiori, ma la tenerezza con cui mi guarda L. e dice una delle poche parole che riesce a pronunciare mi disarma. “fiore” commenta semplicemente e poi tira la margherita fino a estrarla dalla terra morbida.
“fiore” ripete gurdandomi e portandosi la pianta alle narici per poi annusarla. Lascia scivolare la corolla bianca fino alle labbra e accenna un sorriso.
L conosce circa una ventina di parole secondo quanto ho osservato nel breve tempo in cui sono stato con lui e il fatto che tra queste 20 parole rientrino degli spot pubblicitari, citati parola per parola, ma che abbia trovato un piccolo posto nel suo cuore per associare il nome del fiore al suo aspetto e all’ annusarlo mi risulta come una carezza, un piccolo atto di innocente dolcezza che ha fatto.
Abbiamo passato almeno un’ora seduti in giardino circondati dai colori dei petali e mentre a me si stringe la gola per l’allergia che mi provocano, L. accarezza incessantemente l’erba per poi alzarsi brevemente, cambiare posizione e ricominciare. I movimenti del bambino sono interrotti saltuariamente da uno sfarfallio delle mani, un manierismo tipico in soggetti autistici, probabilmente si tratta di un gesto che ha la funzione di modulare i suoni o la luce attorno a loro per stimolarsi sensorialmente o per attenuare gli stimoli stessi.
Osservando L. ho notato come abbia un corpo magro, infantile ed estremamente elastico aggiungerei dopo averlo visto cimentarsi in una specie di posa con le gambe che, gettate verso l’alto, arrivano quasi ad unirsi dietro la testa.
Noto gli occhi, enormi e scuri, tanto da riflettere come specchi di mogano chi lo guarda, incerti nel soffermarsi su un qualsiasi obbiettivo, perennemente occupati nel guardare qualcosa che probabilmente per me sarà sempre impossibile comprendere, persi nel mare di suggestioni che seducono le iridi lignee.
Presenta una circonferenza cranica forse leggermente eccessiva per l’età e per il busto esile, ma non lo farei certo rientrare in un contesto di deformità sindromiche; la pelle del viso è bianca e presenta timidi intrecci di vene cineree sulle tempie. Ha delle ciglia estremamente folte e lunghe che contribuiscono a rendere il suo sguardo ancor più tridimensionale e profondo.
Guardando le manine che reggono ancora lo stelo di un dente di leone vedo come entrambi gli indici siano arrossati e gonfi: è molto probabile, nel caso di bambini come L. che ci siano degli episodi di autoaggressività quando vengono esposti a delle frustrazioni e uno dei più frequenti metodi è proprio il morsicamento delle mani o degli avambracci. È solo la seconda volta che vedo L. e mi chiedo se, come in molti altri casi, alla autoaggressività si associ anche la cosiddetta eteroaggressività, lo scaricare la frustrazione, la rabbia in atti violenti verso gli altri, siano essi bambini o il caregiver accanto a lui. Pochi giorni prima una bambina che seguivo con una paralisi cerebrale mi aveva graffiato il collo nella sua intera lunghezza nel tentativo di trascinarmi verso la porta della scuola per andare in giardino, ma in quel caso non era un gesto effettivo di violenza voluta. Nel caso di soggetti appartenenti allo spettro autistico non verbali come L., l’ impossibilità di comunicare normalmente le proprie emozioni porta spesso alla frustrazione del non sentirsi capiti, di non riuscire, da dietro a un muro invalicabile di pianto e grida a fare sentire le loro volontà interiori all’orecchio degli adulti. È come ì urlare da dietro a un vetro insonorizzato, contro qualcuno che tenta di ascoltarci, ma che non può sentirci, squarciarsi la gola per il terrore, per la rabbia, per l’insoddisfazione o per qualsiasi altro sentimento troppo forte da gestire e da riuscire ad esprimere.
Quasi mi perdo a riflettere, ma devo interrompere L. dal portare alla bocca un guscio di ghianda. Una goccia mi cade sulla mano. Alzo gli occhi al cielo ed effettivamente inizia a scendere una pioggerellina fine e ghiacciata che aumenta ad ogni secondo.
Mi alzo e tendo le mani a L. che le fissa brevemente per poi tornare a osservare il suo fiore. Mi chino e lo aiuto ad alzarsi, gli pulisco i pantaloni sporchi di terra e gli dico che dobbiamo rientrare.

Come dicevo L. e i bambini come lui spesso non riescono a stare in classe per lunghi periodi di tempo, sempre che riescano a tollerare di stare seduti e quindi gli insegnanti di sostegno o gli educatori hanno a disposizione delle stanzette a parte, di solito piene di giochi e piccoli libri in cartone che colorano gli scaffali e dove possono rifugiarsi quando il bambino non sopporta più il caos della classe.
È proprio nella stanza dei giochi da tavolo che ci dirigiamo. Ci fermiamo velocemente a fare tappa in bagno visto che la sveglia impostata inizia a squillare.
L. entra e fissa con aria vacua il lavandino, gli indico il water e da solo si abbassa gli indumenti, si siede ed, emettendo un lungo sospiro, urina per almeno un minuto. Abbiamo evitato il disastro di poco. Gli passo la carta igienica, lui si asciuga e poi si alza, tira su mutandine e calzoni e poi si gira verso lo sciacquone. Si volta e mi fissa, io sorridendo annuisco e lui con forza fa scendere l’acqua, guardando ipnotizzato il vortice che trascina giù la carta. Ci laviamo le mani e poi entriamo nella stanzetta. In pochi secondi l’umore di L. è cambiato e non gli importa che io abbia portato un fiore con noi. Inizia a muoversi in cerchio, sbuffando e facendo schioccare la lingua con un suono ritmico. Se lo chiedete a me non è per nulla contento di essere rientrano e sta creando un semplice rituale con il giro in cerchio e il ritmo dei suoni prodotti; sta generando velocemente una piccola routine che possa calmarlo, che possa riportare la sua mente su quel momento, concentrandosi su qualcosa, impendendo all’angoscia e alla incertezza di aver cambiato posto di prendere il sopravvento.
Chiudo la porta e mi siedo su un grosso puff di colore rosso che si trova a terra. Allargando un sorriso indico a L. le mie gambe. Lui si avvicina, mi guarda; io gli tendo una mano e lo invito ad abbassarsi. Si ferma e raccoglie da terra un piccolo giocattolo composto da due corde colorate verdi e rosse poi decide di sedersi sulle mie ginocchia e comincia ad attorcigliarle.
Mentre osservo questo bambino sbuffare e torcere nervosamente i due cordini mi chiedo cosa potrei fare per rendergli meno faticosa la giornata, quale attività si possa organizzare nei soli 45 minuti che ci rimangono. Al momento ho il vuoto. Non è sempre facile relazionarsi con bambini così: ogni piccola proposta o comportamento inusuale, se fatto con i modi e i tempi errati potrebbe scatenare una crisi comportamentale che rischia di durare anche fino alla fine della giornata scolastica. Rischiamo un episodio del genere quando, stupidamente, controllo l’ora sul telefono. L mi vede.
Appena lo rimetto in tasca allunga la mano e tenta di afferrarlo. Mi guarda dritto negli occhi e dice “Che Cosa Vuoi?”. La domanda mi spiazza. Sono certo che non sia effettivamente ciò che realmente mi sta chiedendo: è un altro esempio di ecolalia di cui parlavamo prima. Giungo alla conclusione che probabilmente sia una frase che la mamma o la educatrice che ha di solito usano dirgli quando tenta di prendere il telefono e così nella sua mente questa serie di vocalizzi si è associata alla idea di cellulare.
Per principio, a meno di casi rarissimi, non utilizzo mai il telefono con utenti così, soprattutto se potenzialmente ossessivi e ripetitivi come bambini che rientrano nello spettro autistico, quindi, allontanandogli la mano, gli dico con tenerezza “no, non ora”.
L. urla, un urlo acuto, acido, che esprime perfettamente la rabbia e la stizza per non aver ottenuto ciò che voleva, si porta la mano destra alla bocca e tenta di mordersi sull’indice, ma sono abbastanza veloce da prendergli il polso e stringerlo nella mia mano. Non penso si trovi su nessuna linea guida, ma nella mia esperienza, sostituire un atto come il morsicamento o il pizzicotto autoinflitto, con un altro gesto, sempre fisico, ma che non rischi di lasciare spiacevoli segni sulla pelle del bambino, è sempre una buona idea.
Stringo la mano di L e soffio sul suo dito. Rimane perplesso, poi urla ancora, ma lascia perdere il morsicarsi. Sono gesti piccoli, gesti che si imparano solo se qualcuno te li fa notare, se si osservano tanti utenti simili, apprezzando le piccole differenze di ciascuno.
L., come ogni bambino con questa condizione ha un futuro incerto: è stato dimostrato con statistiche e metodici studi che per i soggetti autistici i servizi territoriali sono estremamente concentrati nella età dello sviluppo, mentre i centri e le istituzioni dedicate crollano drasticamente arrivati all’età adulta. La sua vita è costellata da persone che passano, lo seguono per un po', cercano di interagirci. Sono figure, facce, che probabilmente per lui si mescolano in un turbine confuso che viene accolto con un misto di indifferenza e sprazzi di curiosità: adulti che provano a contenerlo, a cambiarlo, che provano a indirizzarlo su percorsi che per lui devono ancora acquisire un significato.
La campanella suona.
Ci alziamo dal torpore che stava avvinghiando entrambi e con voce squillante gli annuncio che è ora di andare a casa.
“Casa. Merenda”. Mi dice guardando verso l’alto. “certo” gli rispondo ridendo. La voce flebile e il tono sussurrato sono una altra caratteristica che si può trovare in molti soggetti parte dello spettro.
Ci fermiamo un’altra volta in bagno e poi andiamo a infilare lo zainetto sulle spalle. Mentre firmo per la sostituzione la maestra di sostegno lo prende per mano e mi ringrazia.
“ciao L” gli dico “ci vediamo presto”
La maestra mi indica e “saluta Oscar” propone.
Timidamente L alza una manina e dice “ciao ciao”, ma con lo sguardo è già verso l’uscita della scuola. Ricomincia la sua routine casalinga. Mi chiedo cosa gli piaccia guardare oltre lo spot della Dacia Duster. Mi chiedo cosa succederà a L nei prossimi anni. Mi chiedo come diventerà da adulto e se avrà ancora quegli enormi occhi color mogano capaci di vedere le cose in una maniera incomprensibile a tutto il resto del mondo.
Mi chiedo se rivedrò mai più L, che sia come educatore o come medico. In mezzo ci sono anni che passano, competenze acquisite, possibilità di centri diurni, burocrazia e tanto tanto bisogno di fortuna, ma penso che la sola cosa che deciderò di portarmi a casa oggi sia la speranza di aver reso fatto capire a L. quanto chi gli sta attorno gli possa volere bene.
https://foschio.wixsite.com/fosco/post/fiore
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2024.04.16 09:37 windowsblogita Recensione Beelink Mini PC SER6: Novità 2024 con AMD Ryzen 9, Triple Display 4K e WiFi6 Acquista su Amazon!

Recensione Beelink Mini PC SER6: Novità 2024 con AMD Ryzen 9, Triple Display 4K e WiFi6 Acquista su Amazon!
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Recensione Beelink Mini PC SER6: Novità 2024 con AMD Ryzen 9, Triple Display 4K e WiFi6 Acquista su Amazon!

Il Beelink Mini PC SER6 è la novità del 2024 che offre prestazioni eccezionali grazie al processore AMD Ryzen 9 6900HX, con 8 core e 16 thread che raggiungono una frequenza fino a 4,9 GHz. Questo mini computer è ideale per l'utilizzo domestico, lavori di progettazione e anche per il gaming.Dotato di 16 GB di RAM DDR5 e un SSD M.2 PCIe4.0 da 500 GB, il SER6 offre un'esperienza di utilizzo fluida e reattiva. La memoria RAM è espandibile fino a 64 GB, mentre lo slot SSD supporta espansioni fino a 2 TB.
Una delle caratteristiche più sorprendenti del Beelink SER6 è la capacità di supportare un triplo display 4K, grazie alla potente scheda grafica AMD Radeon 680M 12core 2400 MHz. Con porte HDMI, DP e USB4, questo mini PC aumenta notevolmente l'efficienza del lavoro.
Per quanto riguarda la connettività, il SER6 è dotato di una porta LAN Ethernet da 2,5 Gbps per un trasferimento dati veloce e affidabile. Inoltre, supporta WiFi6 e Bluetooth 5.2 per una connessione wireless avanzata.
Beelink offre un servizio post-vendita impeccabile, con certificazioni RoHS e CE su tutti i suoi prodotti. Con assistenza tecnica a vita, garanzia di un anno e servizio clienti attivo 24/7, puoi essere sicuro di ricevere il massimo supporto.
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2024.04.12 16:51 GoNagaiWorld Game Over per le sale giochi nipponiche: 8.000 chiusure negli ultimi 10 anni, vittime della pandemia e del cambiamento delle abitudini

Game Over per le sale giochi nipponiche: 8.000 chiusure negli ultimi 10 anni, vittime della pandemia e del cambiamento delle abitudini
Game Over per le sale giochi nipponiche: 8.000 chiusure negli ultimi 10 anni, vittime della pandemia e del cambiamento delle abitudini Con i porting su console di molti giochi arcade e la diffusione del multiplayer online, i giocatori sono meno incentivati a uscire e a versare gli spiccioli in una sala giochi. Articolo completo: https://www.gonagaiworld.com/game-over-per-le-sale-giochi-nipponiche-8-000-chiusure-negli-ultimi-10-anni-vittime-della-pandemia-e-del-cambiamento-delle-abitudini/?feed_id=445371&_unique_id=66194a5981c65
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2024.04.11 19:25 MirceaBecherescu I finally got it

I finally got it
It’s April 2000 and some video of green lasers and skyscrapers starts playing on MTV. That’s when my story with His Infernal Majesty would start and shortly after I would soon beg my sister who was then in college to record some HIM tapes of her room mate’s original CD’s and send them over. Since I got my hands on those tapes, HIM has been the band that I would listen the most in these 24 years. Come 2006 and I would see them for the first time durin the ArtMania festival in Sibiu, Romania. 9 years later, my band was given the opportunity to fill a support act slot for them in Timisoara, Romania. Needless to say, I was nervous af of the whole thing and we also got to share a part of the backstage with the band. I even got a head nod frol Ville on his way to the little boys room. Too bad their asshole manager didn’t let us take any photos with them. Finally, the dreaded month of December 2017 came and HIM disbanded. I didn’t know what to feel, as I kinda had outgrown the band in some ways by then, but I felt some sort of sadness. But VV’s new music release from 2020 in those strange times kinda re-ignited something I didn’t know I missed. However, when Neon Noir was released it felt a bit underwelming. It sounded like a HIM cover band (not the kind of s***t that 616 dude’s doing), like recycled HIM ideas that weren’t that good. I even got to see VV in 2023, during a local outdoor festival here in Bucharest and it felt good, but not as it did some 17 odd years ago, when I witnessed Ville and co’s live performance for the first time. But then something happened on April 8th, a couple of days ago. I saw VV at Sala Palatului, one of the few large venues Romania has. And you know what? I fucking loved it. Every minute of it. The performance, the sound quality, the lights and all that goes with it. The HIM stuff felt good, but Neon Noir finally made sense.
Here’s a photo I took.
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2024.04.10 13:55 Rangomig Consigli per un nome

Salve a tutti. Io e tre miei amici avevamo intenzione di aprire un canale yt di gaming (principalmente minecraft ma abbiamo intenzione di portare anche altri tipi di giochi). Volevo chiedervi qualche idea per un nome per il canale. Idee serie e originali possibilmente. Se è in inglese non è un problema, anzi è meglio. Grazie in anticipo
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2024.04.08 10:41 No-Reception-2813 Intrattenimento nei Centri Commerciali: Un'Esperienza Oltre lo Shopping

Intrattenimento nei Centri Commerciali: Un'Esperienza Oltre lo Shopping
Hai mai visitato un centro commerciale e ti sei trovato di fronte a un mondo di divertimento che va oltre i negozi e i ristoranti? Dai casinò emozionanti alle zone di realtà virtuale, i centri commerciali di oggi stanno reinventando il modo in cui ci divertiamo. Benvenuto nel favoloso mondo dell'intrattenimento nei centri commerciali!
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L'Evoluzione dell'Intrattenimento nei Centri Commerciali

Alcuni anni fa, i centri commerciali erano semplicemente luoghi per fare acquisti. Tuttavia, con l'ascesa del commercio elettronico e la necessità di offrire qualcosa in più ai visitatori, questi spazi si sono trasformati in veri e propri centri di intrattenimento.
I casinò sono stati tra i primi a unirsi a questa tendenza. Chi avrebbe mai pensato che avresti potuto giocare a qualche partita a poker o provare la tua fortuna alle slot machine mentre fai una pausa nei tuoi acquisti? Ma i centri commerciali non si sono fermati lì. Oggi puoi trovare una vasta gamma di opzioni di intrattenimento che vanno dai cinema e dalle piste da bowling ai parchi divertimenti e molto altro ancora.

L'Intrattenimento come Strategia di Marketing

L'intrattenimento nei centri commerciali non è solo divertimento, è anche una strategia di marketing molto efficace. Offrendo ai visitatori esperienze uniche e memorabili, i centri commerciali stanno creando una connessione emotiva con i loro clienti. Questa connessione non solo aumenta il tempo che le persone trascorrono nel centro commerciale, ma aumenta anche la probabilità che tornino.

Esperienze Immersive: Realtà Virtuale e Altro

Una delle tendenze più emozionanti nell'intrattenimento nei centri commerciali è l'adozione di tecnologie immersive come la realtà virtuale (VR) e la realtà aumentata (AR). Queste tecnologie stanno trasformando il modo in cui ci divertiamo, offrendo esperienze che vanno da passeggiate virtuali nella giungla a emozionanti giochi di fuga.

Intrattenimento per Tutti: Centri Commerciali Inclusivi

I centri commerciali stanno anche lavorando duramente per assicurarsi che le loro opzioni di intrattenimento siano inclusive ed accessibili a tutti. Dalle aree gioco adattate per bambini con bisogni speciali ad eventi e attività progettati per le persone anziane, i centri commerciali stanno dimostrando che l'intrattenimento è per tutti.

Il Futuro dell'Intrattenimento nei Centri Commerciali

Man mano che la tecnologia continua ad evolversi, l'intrattenimento nei centri commerciali continuerà a diventare più emozionante e innovativo. Ti immagini un centro commerciale con un parco a tema di realtà virtuale o un cinema con sedili che si muovono al ritmo del film? Il futuro dell'intrattenimento nei centri commerciali è promettente!
L'intrattenimento nei centri commerciali ha fatto molta strada dai giorni dei semplici negozi e ristoranti. Oggi, questi spazi offrono una vasta gamma di opzioni di intrattenimento che vanno dai casinò alle esperienze di realtà virtuale, trasformandosi in vere e proprie destinazioni di intrattenimento. Quindi, la prossima volta che visiterai un centro commerciale, preparati per un'esperienza che va oltre lo shopping!
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2024.04.07 06:52 99thKenpachi Consiglio su beermoney, side hustle e in generale la questione "seconda entrata"

Textwall a seguire con numerose info (e dubbi) su come arrotondare.
Dipendente statale, tempo indeterminato, 1600 euro al mese circa. Il monte ore effettivo gira intorno alle 20 ore a settimana, includendo anche gli spostamenti e i tempi morti saliamo a 25-30 (sabato libero). Il resto del tempo, poiché detesto stare a grattarmi la pancia, preferirei aumentare gli introiti. Mi rendo conto che è piuttosto difficile ottenere con un side hustle una paga oraria equivalente a quella del lavoro vero e proprio, ma negli ultimi mesi avevo provato a unire entrate passive e lavoretti online più "attivi". Non sono però sicuro che la mia sia la strategia più efficiente e vorrei qualche parere.
Per esser chiari, le entrate da side hustle al momento sono queste:
  1. 20 euro al mese quasi completamente passivi dalle "app per camminare", sottoforma di buoni amazon/benzina/google play/md oppure di bonifici bancari;
  2. 10 euro al mese da microsoft rewards, ottenuti tramite ricerche tramite bing e click su link vari, da pc e cellulare...il tutto richiede circa un'ora al giorno, ma è un lavoro "braindead" che faccio la mattina mentre finisco di svegliarmi o la sera quando sono stanco;
  3. minuscole entrate, sotto forma di credito google play, da google opinion rewards, app che ogni tanto ti manda brevi sondaggi retribuiti in base ai luoghi che hai visitato...in base al numero di sondaggi e alle ricompense l'app a volte frutta 2 o 3 euro in un mese, a volte pochi centesimi. Avendola su due cell, 3 euro al mese. Ci sarebbero anche i google points ottenibili una volta a settimana tramite il profilo google play, ma non li considero perché parliamo di spiccioli (20 centesimi al mese per cell). Rispetto a microsoft rewards è però tutto molto più rapido e semplice;
  4. bonus per l'utilizzo di vari siti cashback: acquisto di gift card, acquisto tramite gli stessi siti, massimizzazione delle offerte (il 6% sulle GC beruby ogni volta che è disponibile), ricerche retribuite effettuate tramite il motore di ricerca beruby bonus buyon per l'accesso quotidiano...anche qui, le entrate (o, per la maggior parte dei casi, i risparmi) sono variabili e poco quantificabili. Ricerche, sondaggi e check delle offerte disponibili mi portano via meno di mezz'ora ogni mattina;
  5. sondaggi online: CPX e altri siti offrono ricompense (accedo tramite beruby e/o le app per camminare), ma spesso si viene squalificati senza ottenere nulla. Con un po' di esperienza si riesce comunque a mettere da parte qualcosa. Di recente sono passato a utilizzare Swagbucks e surveylama, e tra sondaggi e bonus per il raggiungimento di certi step alzo minimo 2 euro al giorno, a volte più Tempo impiegato: variabile, ma come minimo mezz'ora al giorno. Tra bonus di benvenuto e "bonus streak" giornalieri, settimanali e mensili in circa 3 settimane ho già incassato 20 euro su swagbucks (buoni amazon, ma c'è anche l'opzione paypal), e mi rimangono almeno altrettanti ancora da incassare tra swagbucks e surveylama.
  6. offerwall: tramite swagbucks e freecash ho provato alcune offerte, come installare programmi, raggiungere determinati step in alcune app di giochi (iOS, android o desktop), iscrivermi a siti o aprire conti online...alcune di queste offerte sono disponibili anche su buyon, beruby e bestshopping o, dulcis in fundo, le trovate tra i referrals di Finanzacafona. Quello che ha reso di più è stato un gioco per desktop scaricato tramite freecash, 65 euro tra buoni amazon e google play. Qui il tempo impiegato davvero è variabile: se l'offerta non viene registrata a dovere dal sito rischi di perdere solo tempo, oppure potrebbe richiedere molto tempo per starci appresso. Nel mio caso, complici anche le vacanze di Pasqua passate da influenzato, ci ho messo una ventina di giorni a completare l'offerta. A occhio, quindi, meno di un euro all'ora, ma passata cazzeggiando al pc.
  7. Playtime: tramite varie app (tra cui playtime stessa) o swagbucks è possibile guadagnare semplicemente tenendo aperta un'app, di solito un gioco. Personalmente mi collego al wifi di casa e lascio l'app in funzione durante la notte. Non si fa granché, tra i 50 centesimi e 1 euro al giorno in base all'offerta e al tempo in cui si lascia l'app aperta. Personalmente sto valutando di smettere di usare questa strategia perché usando un'app per playtime non è poi possibile sfruttare eventuali offerte speciali (vedi punto 6).
Riassumendo, alcune entrate sono limitate ma passive o semi-passive (walking apps, google opinion), altre rendono un po' di più e richiedono un lavoro noioso e meccanico ma piuttosto rapido (microsoft rewards), alcune uniscono il risparmio a limitati bonus quotidiani (beruby e co.). I side hustle più "attivi" tendono a richiedere anche più tempo e, paradossalmente, a volte rendono anche meno all'ora (tipo sondaggi falliti o offerte non ricompensate). Prima che qualcuno proponga Prolific, ho già tentato l'iscrizione due volte ma non mi hanno ancora risposto, mentre su mturk è andata a buon fine ma confesso di non aver poi mai visto in che consista. A chi proporrà di seguire Coletti e Mr. Rip dico che ho già divorato al tempo i video di "Educati e Finanziati" del primo e riallocato i risparmi familiari in un modo che ritengo soddisfacente (4 pilastri e tutto il resto).
Gradirei una valutazione e qualche parere su queste strategie di side hustle, e se magari è il caso di provare qualcosa di diverso.
submitted by 99thKenpachi to ItaliaPersonalFinance [link] [comments]


2024.04.02 16:27 retro_throwaway1 Which players perform the best over the first decade in OOTP25? Here's some data:

What Is This?
I’ve been running sims to determine which players in OOTP25 perform the best over the first decade. To do this, I ran ten sims, for ten years apiece, providing 100 seasons worth of data to comb through.
Each sim started with a fantasy draft, which also allowed me to chart when each player is typically drafted.
The only stat being measured here is WAR. There may be better stats out there, but I chose WAR since it can be used to measure both hitter and pitchers and is a stat most players are readily familiar with.
The resulting spreadsheet is HERE. There are some preview shots embedded below and some notes at the end of this post. If I’ve done this right, you can download a copy and tinker with it on your own.
Methodology
For each sim, I started with a custom game, using MLB without any foreign leagues. Ballpark factors were neutralized. Injuries and suspensions were turned off, but any injuries or suspensions that were already in effect at the start of each sim were left in place. League evolution was turned off. For the draft, fixed budgets were turned on and adjusted based on city population. All other options were left at the default.
All sims were completed before any major patches were released.
Enough already. Who are the best players?
For those who don’t want to comb through the spreadsheet, here’s an image gallery breaking down the top overall players, and the best at each position. Below each image you’ll see my notes for each category. Note that players are listed at whatever position OOTP lists them at, not necessarily where they would be best suited.
CLICKY
Ideal Draft Position
For funsies, I tracked how many times each team won the World Series, but it actually proved useful to track. The D-Backs won a whopping 14 times, and it was not coincidental. The D-Backs default draft position is pick #20. At that spot, they often drafted Julio Rodriguez #1, Corbin Carroll #2, and Gunnar Henderson #3, which is basically a perfect start.
Assuming you’re in that #20 slot described above, you can potentially follow those picks with Jordan Walker in the 4th, Elly in the 5th, Holliday 6th, Langford 7th, Painter 8th, Salas 9th, and Chourio 10th, although you’ll likely miss on one or two of them. You can then rack up potentially 25 or more top 100 prospects after that to use as backups and trade bait, which you’ll need to assemble a pitching staff.
Some Quick Notes on the Spreadsheet
The main tabs are “Stats” and “Compare.” The other tabs are some raw data from each sim. On the Stats tab, there’s a triangle in the upper right of each category, and if you hover over them, you’ll see some notes that (try to) better explain each category.
The “Compare” tab can be used to get a quick snapshot of up to four players at a time. Here’s a snapshot .
One snafu – The sheet can’t handle multiple players with the same name. It does not know the difference between the Dodgers’ Max Muncy and the A’s Max Muncy, or any of the various players named Luis Garcia. The WAR shown is for whichever one put up the most WAR that season. Usually it doesn’t matter, but worth noting.
Feedback
I welcome any feedback on how to make this data (or future) data better, clearer, better designed, etc. I’m handy with Excel, but I only know enough to get myself in trouble.
Thank you for reading! Hope this helps someone out!
submitted by retro_throwaway1 to OOTP [link] [comments]


2024.03.29 08:01 lucascainelli Relax nella natura con vista Ortles, in Alto Adige, nella rinnovata area wellness dell’hotel Bella Vista di Trafoi

Relax con vista sulla maestosa vetta dell’Ortles nell’ampliata area wellness dell’hotel Bella Vista di Trafoi
Nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio, l’hotel Bella Vista accoglie gli amanti della montagna per una vacanza all’insegna del benessere e dell’avventura. Con l’ampliamento dell’area wellness, già dotata di piscina infinity e sauna con vista mozzafiato sull’Ortles, Bella Vista si conferma vera e propria oasi di tranquillità e relax incastonata nella natura.
Trafoi (BZ), 26 marzo 2024 – Adagiato sul terzo dei 48 tornanti che dall’Alta Val Venosta salgono verso il passo dello Stelvio, l’Hotel Bella Vista unisce il fascino naturale delle Dolomiti dell’Engadina al calore dell’ospitalità tipica dell’Alto Adige, promettendo momenti indimenticabili per tutta la famiglia. Il family hotel 4* della famiglia Thoeni, fiore all’occhiello degli Stelvio Hotels, è un tranquillo rifugio di lusso naturale per gli amanti della montagna e del relax che, da gennaio 2024, possono godere anche di un’area wellness ampliata grazie al recupero degli spazi del piano seminterrato e delle antiche mura della costruzione originale, risalente al 1875.
L’hotel Bella Vista amplia l’area dedicata al benessere con uno spazio interno nel quale trovano posto il nuovo bagno turco dall’atmosfera accogliente con luci soffuse e materiali naturali, una confortevole sala relax (che due volte a settimana si trasforma in palestra per i corsi di yoga mattutini) con ampie vetrate che aprono una vista sugli impressionanti paesaggi del Parco nazionale dello Stelvio, e, infine, una sala per massaggi e trattamenti. Pur facendo parte della struttura originale dell’albergo, la zona benessere interna gode di un collegamento diretto con l’area wellness esterna con la sauna finlandese panoramica, il laghetto naturale di risorgiva con acqua purissima e la piscina infinity riscaldata con solarium. Il tutto impreziosito dal panorama mozzafiato che circonda la struttura, tra prati, boschi, sentieri e le cime innevate delle vette più elevate di tutto l’Alto Adige, per un’esperienza di benessere a diretto contatto con la natura.
Non solo wellness. L’ospitalità della famiglia Thoeni accoglie le esigenze di tutti: dalle famiglie che possono contare sul servizio di assistenza qualificata dedicata ai più piccoli nel Club degli Orsetti con giochi e attività nel grande parco di 10.000 metri quadrati, agli appassionati delle attività outdoor che da qui possono intraprendere escursioni tra boschi alpini e vette per esplorare il Parco nazionale dello Stelvio. Per gli amanti dello sci, inoltre, merita una visita la galleria dedicata alla carriera di Gustav Thoeni, mitico campione della “Valanga Azzurra”, tra foto, cimeli, medaglie e le 4 coppe del mondo vinte negli anni ’70.
Dopo una giornata trascorsa all’aria aperta, le camere e le suite dell’hotel Bella Vista, arredate con gusto e attenzione ai dettagli, offrono tutti i comfort e la garanzia di un sonno di qualità grazie al potere rilassante del caratteristico profumo di cirmolo del legno utilizzato per gli arredi. Da un lato la vista è sulla vetta dell’Ortles, in direzione Stelvio, dall’altro consente invece di ammirare le Alpi Venoste, sulle quali svetta la cima della Palla Bianca. A cena, la giovane brigata guidata dallo chef Andreas Wunderer porta in tavola deliziosi menu con ricette che spaziano dalla cucina locale a quella internazionale, applicando tutti i segreti appresi nei 15 anni di esperienza internazionale a fianco di chef stellati del calibro di Mario Gamba e Shaun Rankin.
Tra relax, natura e gusto, l’hotel Bella Vista è la destinazione ideale per staccare dalla frenesia quotidiana della vita in città e abbandonarsi al dolce benessere nel contesto naturale dalla bellezza senza tempo delle Dolomiti dell’Engadina.
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2024.03.19 15:49 eerie_lullaby Consigli su nome

Ciao a tuttə!
Sono un ragazzo trans / non-binary transmasc italiano di 22 anni, alla ricerca di un nome maschile che (A) sia di fatto sufficientemente riconoscibile come tale dall'italianə mediə, (B) suoni possibilmente bene in un accento inglese (sono più anglofono che italofono), (C) sia sufficientemente maschile anche nella sua abbreviazione, (D) sia facile anche per i membri più anziani e meno multiculturali della nostra comunità (sto per fare coming out con i vecchi di famiglia ahah e la cosa mi ha rimesso un attimo in una nuova ottica; auguratemi buona fortuna!). Ho diverse opzioni, di cui alcune meno tipicamente italiane ma (con un po' di speranza o ingenuità) percepibili di primissimo acchito come maschili. Quindi chiedo aiuto a compatrioti!
Per capirci, in passato ho avuto una top 5 di nomi prettamente straniera e tendenzialmente unisex com'è intuibile, ma temo sia ora di cambiare. Parliamo di: Ryan (il mio nome attuale ovunque al di fuori della famiglia, significa "piccolo re" e ha solo una minima connotazione femminile in certi paesi), Riley (unisex britannico e irlandese, significa generalmente "forza" o "coraggio" legato alla natura), Morgan (riferito sia a Morgana che al nome scozzese legato al mare, ma quando lo usavo nessuno intuiva la componente maschile), Esra/Esran/Ezra (riferito sia all'angelo ebraico Asrael/Azriel/Asriel, odiernamente "colui che aiuta", sia al nome femminile turco che significa "viandante notturna"), e Cole ("nero carbone", variante francese unisex/maschile del mio deadname).
Tenendo conto che il mio cognome è breve e inizia con una forte B, ecco invece le mie opzioni attuali:
Valerio / Valerian oppure Valentine, abbreviabili in Val; Valerio penso sia l'unico nome prettamente italiano maschile che mi ispira davvero, ma mi turba un po' la desinenza per qualche motivo; ergo Valerian come alternativa, che però non saprei come verrebbe percepito.
Alistar, variante di Alessandro quindi abbreviabile in Alex, che in italiano è unisex tendente al maschile, o ancora meglio Al. Alistar è anche il nome del mio per così dire "alter ego" in Dungeons&Dragons e nei miei libri da ormai 6 anni, una sorta di versione ideale di me stesso a cui sono estremamente affezionato. Suona altisonante, ma non mi dispiace un'aria un po' da nobile antico. Ma verrebbe percepito come inequivocabilmente maschile?
Ludovic, abbreviabile magari in Vic, visto che Ludo che sarebbe invece unisex tendente al femminile? Stesso discorso di Alistar sull'altisonanza.
Sebastian, mi riporta ad un affezionato personaggio di un libro, ed è inderogabilmente maschile, ma non lo sento troppo mio, il significato non mi fa impazzire, e l'abbreviazione "Sebi" non mi suona per niente.
Angelo, inequivocabilmente maschile, e rimanda al personaggio di fiction che mi ha fatto realizzare di essere trans, oltre che alla canzone "Angelo" di Francesco Renga: una delle poche canzoni italiane che mi piacciono, e che io leggo come il me presente che lascia "la me passata femmina" nelle mani dell'uomo che intendo diventare. Però mi sembra un po' altezzoso.
Non mi fanno impazzire i tipici nomi unisex italiani, perché sono cresciuto pensando subito a ragazze maschili quando li ascolto, e temo che la cosa mi causerebbe non poca disforia, MA; ecco le mie opzioni:
Sam, solo e unicamente come abbreviazione di Samael. Nello specifico è niente popò di meno che un arcangelo della morte o del peccato.
Andrea, va beh, è il nome unisex italiano per eccellenza, ma culo vuole che mi ricordi una brutta persona. Ma hey, almeno parliamo di un ragazzo e non di una ragazza.
Max, temo che chiunque lo senta mi considererebbe una ragazza mascolina e lo prenda come diminutivo di un nome femminile
Al momento penso i miei preferiti siano Valerio, Alistar e Angelo, con possibilità di secondo nome (ma non terzo)! Ad esempio "Valerio Alistar" non mi dispiacerebbe.
Mi farebbe molto piacere sentire le vostre opinioni! Vi dico un po' di me se può aiutare.
Sono bisessuale, molto altalenante in termini di espressione di genere: vario da presentarmi come un femboy dalla presentazione gotica femminile (trucco gender-neutral incluso) ad usare un abbigliamento stile vichingo-medievale tipicamente maschile. Comunque in generale parliamo di alt-style, dal goth all'emo (potete scorrere il mio profilo per qualche foto). Ho interesse in tutti i campi della finzione fantasy, della mitologia e del folklore, nella psicologia (campo in cui intendo aprire la mia carriera lavorativa) e nella cucina soprattutto etnica; i miei hobby principali sono i giochi di ruolo, leggere e scrivere (narrativa e poetica) e cucinare. Altri interessi/hobby includono il genere horror, i videogiochi, il disegno e l'arte in generale, e viaggiare. Provo un certo fascino per l'astronomia e la biologia, ma anche per l'astrologia, la teologia e le varie concezioni di stregoneria, shamanesimo e "satanismo" (tutto inteso come soggetto di fantasia), nonché per le culture straniere (in particolare irlandese, scozzese, scandinava, giapponese, cinese e indiana). Amo l'oceano (non le spiagge), e la natura in generale, soprattutto gli animali selvatici; in particolare serpenti e ragni. Ho il brutto vizio di fumare incessantemente e sono un buongustaio se si parla di alcolici, sempre responsabilmente. Ho un'inspiegabile terrore delle altezze e delle auto ad alta velocità, ma amo le moto (sì lo so non ha senso ahah).
Mi ritengo una persona provocatoria per natura, forse per via della mia neurodivergenza e conseguente poca concezione delle norme sociali o di genere. Mi pongo in modo aperto ma solitamente cinico nei confronti delle altre persone: rispetto per tuttə finché dimostri di non meritarlo, ma la fiducia va profondamente conquistata. Ammetto di essere un po' asociale e facilmente iracondo in realtà, ma ritengo di avere i miei legittimi motivi buona parte delle volte e per me essere umanə vuol dire aiutarsi a vicenda; per le persone che ritengo amicə sono sempre in primissima linea.
Grazie se vorrete aiutarmi e soprattutto se avete letto fin qui!
submitted by eerie_lullaby to TransItalia [link] [comments]


2024.03.17 23:49 Academic_Western_246 problema con le coinquiline della mia fidanzata

Salve sono nuovo su reddit, questo è il mio primo vero post, vi scrivo perché volevo condividere con voi (e magari ricevere qualche suggerimento / consiglio) riguardo la situazione con le coinquiline della mia fidanza
(premetto che potrebbe essere un post molto lungo, vi ringrazio in anticipo per l'attenzione e il vostro tempo)
sia io che la mia fidanzata siamo universitari fuori sede, entrambi lavoriamo e studiamo, tuttavia abbiamo percorsi di studio, lavori e situazioni abitative diverse; in particolare: io abito molto lontano dall'università (da solo, in una vecchia casa dei miei genitori) e spesso sono pendolare mentre la mia fidanzata abita in centro con quattro coinquiline
per quanto possibile cerchiamo sempre di incastrare i nostri orari in modo da passare del tempo insieme e circa due giorni a settimana (in casi molto rari, tre) mi ospita la notte nella sua camera poiché finisco molto tardi e vivendo in una frazione extraurbana poco coperta dai bus la sera non avrei modo di rientrare a casa mia, tuttavia altrettanti giorni (spesso durante il weekend) rimane da me
per inciso: siamo fidanzati da parecchi anni ma fuorisede da due e prima di trovare la camera la mia ragazza spesso rimaneva da me e cercavamo di arrangiarci sacrificando tantissimo tempo per gli spostamenti
ovviamente essendo ospitato nella sua camera cerco di disturbare il meno possibile, non occupo alcuno spazio comune, tranne le volte in cui mi chiede una mano in cucina o quando la aiuto a portare la spesa a casa, non mangiamo mai sul tavolo del soggiorno e uso il bagno solo se strettamente necessario, tra l'altro solo andando insieme al lei (neanche mai da solo)
in parole povere, non esco mai dalla sua cameretta se non per estrema necessità o entrare ed uscire da casa sua, cerchiamo di essere molto silenziosi di non disturbare e di far pesare il meno possibile il fatto che alcune sere-mattine ci sia anche io
comprendo pienamente che in una casa condivisa da sole donne la mia presenza, seppur "invisibile" e per poco tempo possa causare disagio e cerco di fare il tutto possibile per evitarlo
d'altro canto 2 di queste coinquiline stanno inseme e vivono in una sola camera, hanno adottato un cane (senza chiedere alcun tipo di consenso alle altre) ed usano regolarmente qualsiasi spazio della casa lasciando giochi ed oggetti del cane, piatti sporchi e giacche, zaini, pacchi, biancheria in giro per gli spazi comuni, pulendo male i bisogni del cagnolino (e non per tempo, la mia fidanzata trova ""rimasugli"" della sua pupù per terra e chiazze della sua pipì per la cucina praticamente ogni giorno) e spesso lasciano piatti e padelle sporchi post-pranzo impedendo agli altri di usare in modo decente la cucina. Non sembra che che lo facciano per pigrizia perché sembra che non notino lo sporco o il disordine che lasciano
il problema è sorto letteralmente questa mattina quando queste due ragazze hanno fatto notare qd una terza coinquilina di aver dato le chiavi di casa ad un'amica che frequentemente rimane da lei e che loro hanno visto entrare ed uscire da casa in automomia. Hanno scritto un messaggio sul loro gruppo aggiungendo anche che in quella casa ci sono troppe persone e che gli estranei sono presenti troppo spesso e che sarebbe corretto avvisare la presenza di eventuali ospiti e limitarli sottolineando che gli spazi comuni sono piccoli
ovviamente era riferito non sono all'amica della terza persona ma anche alla mia fidanza ed a me (io non ero presente) che ha replicato sostenendo che io ci sono davvero poche volte e per poco tempo, che nessuno mi vede mai e sto nella sua camera, di cui paga l'affitto ed in cui può fare quello che le pare facendo notare la discrezione che abbiamo sempre adottato
tuttavia essendo stata colta alla sprovvista la mia fidanzata non ha ribattuto più di tanto non facendo notare molti dei particolari che ho aggiunto sopra, ma soltanto scusandosi
al che le due hanno detto che il bagno è sempre occupato e che vogliono essere libere di andarci quando meglio credono (ironicamente siamo noi due a dover sempre aspettare che sia libero a rischio di pisciarci addosso)
io sinceramente non mi sento di dare fastidio o di aver mai creato problemi ogni volta che sono stato li e da quello che mi racconta e da quello che vedo sembra che queste due ragazze vivano in quella casa come se fosse tutta loro e senza in alcun modo permettere alle altre di usufruire decentemente di bagno, cucina e sala pranzo (che lasciano ogni singola volta in condizioni pietose)
tuttavia senza l'aiuto della mia fidanzata che mi offre un posto dove dormire le poche volte che non riesco a tornare a casa la sera non saprei come fare e non vorrei dover rinunciare a questa possibilità
come possiamo fare notare loro che non solo è vivere comune non avere sempre ospiti (come vogliono loro), ma anche tenere le cose personali in modo ordinato e pulito fuori dai luoghi comuni?
p.s. per di più, a differenza del loro cane abusivo non abbaio o piscio per terra o corro per casa giocando mentre gli altri cucinano quindi la loro lamentela per quanto giustificabile non mi sembra corretta
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2024.03.15 16:30 Huntrawrd PSA: You can equip Super Hornet Equipment on the F7C Mk II

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2024.03.14 21:05 SamueleDelPapa Purtroppo la scienza è in mano alle strutture sovranazionale e molta gente crede ai fufa guru ......

L'uomo dal polmone d'acciaio L'estate del 1952 fu calda, anche per gli standard del Texas: 25 giorni sopra i 100°F (38°C), i giorni "freschi" non molto più freschi. Ma in tutto lo Stato le piscine erano chiuse. Anche i cinema, i bar e le piste da bowling. Le funzioni religiose sono state sospese. Le città hanno cosparso le loro strade di insetticida DDT; ormai i funzionari sanitari sapevano che le zanzare non diffondevano la malattia, ma bisognava vedere che facevano qualcosa. Niente sembrava funzionare. Con il passare dell’estate, il numero dei casi di poliomielite è cresciuto. Un giorno di luglio, in un tranquillo sobborgo di Dallas, un bambino di sei anni di nome Paul Alexander stava giocando fuori sotto la pioggia estiva. Non si sentiva bene: gli faceva male il collo, gli pulsava la testa. Lasciando le scarpe infangate nel cortile, entrò a piedi nudi in cucina, lasciando che la zanzariera sbattesse dietro di lui. Quando sua madre alzò lo sguardo verso il suo volto febbrile, rimase senza fiato. Lo fece correre fuori a prendergli le scarpe, poi gli ordinò di andare a letto. La badante e amica Kathy Gaines fa radere Paul R. Alexander, 72 anni, giovedì 12 settembre 2019, nel suo appartamento a Dallas, in Texas. Alexander è una delle poche persone rimaste che usa un polmone d'acciaio per aiutare a respirare. Alexander soffrì di poliomielite all'età di 6 anni. L'uomo dal polmone d'acciaio – podcast Leggi di più
Paul trascorse il primo giorno nel letto dei suoi genitori, compilando i libri da colorare di Roy Rogers. Ma anche se la febbre era salita alle stelle e dolori lancinanti si erano manifestati alle sue membra, il medico di famiglia ha consigliato ai suoi genitori di non portarlo in ospedale. Era chiaro che aveva la poliomielite, ma c'erano troppi pazienti lì, ha detto il medico. Paul aveva maggiori possibilità di riprendersi a casa. Nei giorni successivi le condizioni del ragazzo peggiorarono. Cinque giorni dopo essere entrato in cucina a piedi nudi, Paul non riusciva più a tenere in mano un pastello, a parlare, a deglutire o a tossire. I suoi genitori lo portarono d'urgenza all'ospedale di Parkland. Sebbene il personale fosse ben addestrato e ci fosse un reparto dedicato alla poliomielite, l’ospedale era sopraffatto. C’erano bambini malati ovunque e nessun posto dove curarli tutti. La madre di Paul lo tenne tra le braccia e attese. Quando il ragazzo fu finalmente visitato da un medico, a sua madre fu detto che non c'era niente da fare per lui. Paul fu lasciato su una barella in un corridoio, respirando a malapena. Sarebbe morto se un altro medico non avesse deciso di esaminarlo nuovamente. Questo secondo medico lo prese in braccio, corse con lui in sala operatoria e gli eseguì una tracheotomia d'urgenza per aspirare la congestione nei suoi polmoni che il suo corpo paralizzato non riusciva a spostare. Tre giorni dopo, Paul si svegliò. Il suo corpo era racchiuso in una macchina che ansimava e sospirava. Non poteva muoversi. Non poteva parlare. Non poteva tossire. Non riusciva a vedere attraverso le finestre appannate della tenda a vapore: un cappuccio di vinile che manteneva umida l'aria intorno alla sua testa e il muco nei suoi polmoni sciolto. Pensava che fosse morto. Quando alla fine la tenda fu rimossa, tutto ciò che riuscì a vedere furono le teste di altri bambini, i loro corpi racchiusi in contenitori di metallo, infermiere in uniformi bianche inamidate e berretti che fluttuavano tra loro. “Per quanto puoi vedere, file e file di polmoni di ferro. Pieno di bambini”, ha ricordato di recente. Bambini con polmoni d'acciaio durante un'epidemia di poliomielite negli Stati Uniti negli anni '50. Bambini con polmoni d'acciaio durante un'epidemia di poliomielite negli Stati Uniti negli anni '50. Fotografia: Immagini di storia della scienza/Alamy Stock Photo I successivi 18 mesi furono torture. Sebbene non potesse parlare a causa della tracheotomia, poteva sentire le grida di dolore degli altri bambini. Rimase sdraiato per ore nei suoi rifiuti perché non poteva dire al personale che aveva bisogno di essere pulito. È quasi annegato nel suo stesso muco. I suoi genitori venivano a trovarlo quasi ogni giorno, ma la sua esistenza era inesorabilmente noiosa. Lui e gli altri bambini cercarono di comunicare, facendosi delle smorfie, ma, Paul disse: “Ogni volta che mi facevo un amico, loro morivano”. Paul si riprese dall'infezione iniziale, ma la poliomielite lo lasciò quasi completamente paralizzato dal collo in giù. Ciò che il suo diaframma non poteva più fare per lui, lo fece il polmone d'acciaio. Paul era disteso sulla schiena, con la testa appoggiata su un cuscino e il corpo racchiuso nel cilindro di metallo dal collo in giù. L'aria veniva aspirata dal cilindro da una serie di soffietti in pelle azionati da un motore; la pressione negativa creata dal vuoto costringeva i suoi polmoni ad espandersi. Quando l'aria fu reimmessa, il cambiamento di pressione sgonfiò delicatamente i suoi polmoni. Questo era il sibilo e il sospiro regolari che manteneva in vita Paul. Non poteva lasciare il polmone. Quando il personale medico l’ha aperto per lavarlo o gestire le sue funzioni corporee, ha dovuto trattenere il respiro. Ciò che Paul ricorda più vividamente del reparto è sentire i medici parlare di lui durante i loro giri. “Morirà oggi”, hanno detto. "Non dovrebbe essere vivo." Lo rendeva furioso. Gli faceva venire voglia di vivere. Nel 1954, quando Paul aveva otto anni, sua madre ricevette una telefonata da un fisioterapista che lavorava con la March of Dimes, un ente di beneficenza statunitense dedito all'eradicazione della poliomielite. I mesi trascorsi nel reparto antipolio di Paul gli avevano lasciato la paura dei medici e degli infermieri, ma sua madre lo rassicurò e così la terapista, la signora Sullivan, iniziò a visitarlo due volte a settimana. Paul raccontò al terapeuta delle volte in cui era stato costretto dai medici a provare a respirare senza i polmoni, di come era diventato blu ed era svenuto. Le raccontò anche di quella volta in cui aveva inghiottito e “inghiottito” un po' d'aria, quasi come se respirasse. La tecnica aveva un nome tecnico, “respirazione glossofaringea”. Intrappoli l'aria nella bocca e nella cavità della gola appiattendo la lingua e aprendo la gola, come se stessi dicendo "ahh" per il dottore. Con la bocca chiusa, il muscolo della gola spinge l'aria oltre le corde vocali e nei polmoni. Paolo lo chiamava “respiro di rana”. Paul Alexander nel suo polmone d'acciaio a casa a Dallas Texas, 12 settembre 2019, Paul Alexander nel suo polmone d'acciaio. Fotografia: Allison Smith/The Guardian Sullivan ha fatto un patto con il suo paziente. Se fosse riuscito a respirare come una rana senza il polmone d'acciaio per tre minuti, gli avrebbe dato un cucciolo. Paul ha impiegato un anno per imparare a farlo, ma ha preso il suo cucciolo; la chiamava Ginger. E anche se doveva pensare a ogni respiro, è diventato più bravo. Una volta che riusciva a respirare in modo affidabile per un tempo sufficientemente lungo, poteva uscire dai polmoni per brevi periodi di tempo, prima fuori in veranda e poi in cortile. Sebbene avesse ancora bisogno di dormire nel polmone d’acciaio ogni notte – non riusciva a respirare quando era privo di sensi – Paul non si fermò al cortile. A 21 anni, è diventato la prima persona a diplomarsi in una scuola superiore di Dallas senza frequentare fisicamente una lezione. Dopo ripetuti rifiuti da parte dell'amministrazione universitaria, entrò alla Southern Methodist University di Dallas, poi alla facoltà di giurisprudenza presso l'Università del Texas ad Austin. Per decenni, Paul ha lavorato come avvocato a Dallas e Fort Worth, rappresentando i clienti in tribunale indossando un abito a tre pezzi e una sedia a rotelle modificata che teneva in posizione verticale il suo corpo paralizzato. In un’epoca in cui le persone disabili erano viste meno spesso in pubblico – l’Americans With Disabilities Act, che vietava la discriminazione, non sarebbe stato approvato fino al 1990 – Paul era visibile. Nel corso della sua vita è stato sugli aerei e negli strip club, ha visto l'oceano, ha pregato in chiesa, si è innamorato, ha vissuto da solo e ha organizzato un sit-in per i diritti dei disabili. È affascinante, amichevole, loquace, pronto ad arrabbiarsi e pronto a fare battute. A 74 anni è di nuovo confinato nel polmone a tempo pieno. Solo un'altra persona negli Stati Uniti ne usa ancora uno. L’ultima persona ad utilizzare un polmone d’acciaio nel Regno Unito è morta nel dicembre 2017, all’età di 75 anni. Nessuno si aspettava che qualcuno che aveva bisogno di un polmone d’acciaio vivesse così a lungo. E dopo essere sopravvissuto a un’epidemia mortale, Paul non si aspettava di trovarsi minacciato da un’altra. La poliomielite uccide per soffocamento, non danneggiando i polmoni, come fa il Covid-19, ma attaccando i motoneuroni nel midollo spinale, indebolendo o interrompendo la comunicazione tra il sistema nervoso centrale e i muscoli. La conseguente paralisi fa sì che i muscoli che permettono di respirare non funzionino più. La poliomielite è esistita in epidemie isolate in tutto il mondo per millenni, ma non è diventata un’epidemia fino al 20° secolo – aiutata, ironicamente, dai miglioramenti nei servizi igienico-sanitari. Il poliovirus entra nel corpo attraverso la bocca, il cibo o l'acqua, o le mani non lavate, contaminate da materiale fecale infetto. Fino al 19° secolo, quasi tutti i bambini sarebbero entrati in contatto con il poliovirus prima dell’età di un anno, mentre godevano ancora della protezione dagli anticorpi materni trasferiti dalla madre al bambino durante la gravidanza. Tuttavia, con il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, i bambini avevano meno probabilità di entrare in contatto con il poliovirus da neonati; quando l’hanno incontrata da bambini più grandi, il loro sistema immunitario era impreparato. Negli Stati Uniti, dal 1916 in poi, ogni estate portò un’epidemia di poliomielite in qualche parte del paese. Al suo apice negli anni ’40 e ’50, il virus era responsabile di oltre 15.000 casi di paralisi ogni anno negli Stati Uniti. Nello stesso periodo uccise o paralizzò almeno 600.000 persone ogni anno in tutto il mondo. L’anno in cui Paul contrasse il virus, il 1952, vide la più grande epidemia di poliomielite nella storia degli Stati Uniti: quasi 58.000 casi in tutta la nazione. Di questi, più di 21.000 persone – per lo più bambini – rimasero con vari gradi di disabilità e 3.145 morirono. Un assistente regola il poggiatesta di Paul mentre giace in un polmone d'acciaio nel suo appartamento a Dallas, in Texas. Un assistente regola il poggiatesta di Paul. Fotografia: Allison Smith/The Guardian Sebbene la poliomielite non fosse la più letale delle malattie epidemiche, si trasformava ovunque la toccasse. "Era come la peste, faceva impazzire tutti", mi ha detto Paul quando gli ho parlato per la prima volta l'anno scorso. Nei luoghi in cui si sono verificati i focolai, le famiglie si sono rifugiate nella paura nelle case con le finestre chiuse. Chiusi tutti i tipi di luoghi di ritrovo pubblici. Le interazioni umane erano intrise di incertezza. Secondo lo storico David Oshinsky, alcune persone si rifiutavano di parlare al telefono perché temevano che il virus potesse trasmettersi attraverso la linea telefonica. Durante la prima grande epidemia a New York nel 1916, 72.000 gatti e 8.000 cani furono uccisi in un mese dopo che si sparse la voce che gli animali trasmettessero la malattia (non è così). Negli anni ’40, i genitori facevano eseguire ai propri figli “test antipolio” ogni giorno durante l’estate – toccandogli le dita dei piedi, abbassando il mento sul petto, controllando dolore o debolezza – mentre le compagnie di assicurazione vendevano “assicurazione antipolio” ai genitori di neonati. Prima dell’arrivo di un vaccino nel 1955, ciò che rendeva la poliomielite così terrificante era che non c’era modo di prevedere chi sarebbe uscito da un’infezione con mal di testa e chi non avrebbe mai più camminato. Nella maggior parte dei casi, la malattia non ha avuto effetti visibili. Del 30% circa che ha mostrato sintomi, la maggior parte ha manifestato solo malattie minori. Ma una piccola percentuale, il 4-5%, ha mostrato sintomi gravi, tra cui forti dolori muscolari, febbre alta e delirio. Mentre il virus si faceva strada attraverso il tessuto neurale del midollo spinale, alcune delle persone infette rimasero paralizzate; questa progressione del virus era nota come poliomielite paralitica. Circa il 5-10% dei pazienti che contraevano la poliomielite paralitica morivano, sebbene questo numero fosse molto più alto nei giorni precedenti all’uso diffuso del polmone d’acciaio. Se avevamo dimenticato il terrore delle epidemie, ora ce lo viene ricordato con la forza. L'ultima volta che ho parlato con Paul, ad aprile, è stato tramite Skype, dai nostri rispettivi lockdown – lui nel suo polmone d'acciaio in un appartamento a Dallas, con uno staff a rotazione di assistenti a tempo pieno e un Amazon Echo accanto alla sua testa, e io nella mia casa nel Surrey, in Inghilterra. Come la poliomielite, il Covid-19 può essere trasmesso da portatori silenziosi che non sanno di averlo. Come la poliomielite, ha sospeso la vita normale. E proprio come nel caso della polio, stiamo riponendo le nostre speranze in un vaccino. Si parla addirittura di ripristinare il polmone d’acciaio: un’iniziativa con sede nel Regno Unito sta cercando di portare un nuovo ventilatore a pressione negativa chiamato Exovent negli ospedali per i pazienti affetti da Covid-19. A differenza dei ventilatori a pressione positiva, questo polmone di ferro più piccolo si adatterebbe al torace del paziente, consentendogli di rimanere cosciente, parlare, mangiare e assumere farmaci per via orale mentre una macchina respira per lui. “È esattamente così che era, per me è quasi strano”, ha detto Paul riferendosi al parallelismo tra poliomielite e Covid-19. "Mi spaventa." Anche se questo virus, se lo contrarrà, probabilmente lo ucciderà, la vita di Paul non è cambiata radicalmente dall’inizio della pandemia. Sono anni che non riesce ad avventurarsi fuori dai suoi polmoni per più di cinque minuti. Come mi ha detto uno dei suoi amici: “Non è uno sforzo per lui, è la sua vita. Questo è il signor Shelter-in-Place. Ho chiesto a Paul se è preoccupato per il Covid-19. "Certo, certo", disse. Poi ha aggiunto: “Beh, non mi siedo e mi preoccupo. Sto morendo molto. Non fa alcuna differenza. La salute di Paul è sempre stata precaria, ma negli ultimi anni è peggiorata. Quando l'ho incontrato per la prima volta nel maggio 2019, era ricoverato a lungo termine al Clements Hospital, nel nord di Dallas. Più di quattro mesi prima aveva sviluppato un'infezione respiratoria persistente, che lo aveva mandato in ospedale. Soffre anche dolore alle gambe ogni volta che viene spostato. Sperava che i medici potessero aiutarlo a gestire quel dolore, ma, mi ha detto, "non se ne andrà", alzando lo sguardo da un cuscino su un'ampia tavola attaccata a un'estremità del polmone. La sua voce è lenta, roca e talvolta punteggiata da sussulti. Ascoltare Paul sopra i continui sospiri della macchina richiede che l'ascoltatore si concentri su di lui e disattivi il polmone; di conseguenza, è abituato a essere ascoltato. Accanto alla testa di Paul c’era un bastoncino di plastica trasparente, piatto e lungo circa trenta centimetri, con una penna attaccata all’estremità. Suo padre ha realizzato un bastone come questo quando Paul era bambino, e da allora ne usa diverse versioni. Tiene in bocca l'estremità del bastoncino e maneggia la penna per scrivere, digitare e premere i pulsanti del telefono; l'ha usato per firmare la liberatoria dell'ospedale che gli permetteva di parlare con me, anche se si è irritato all'idea di dover firmare qualsiasi cosa per raccontarmi la sua storia. "Questa è la cosa più ridicola", borbottò. I denti di Paul sono appiattiti e consumati da anni di utilizzo del bastone. Anche se il suo corpo all'interno del polmone è appena più grande di quando era bambino e i suoi muscoli si sono atrofizzati, il suo collo misura 18 pollici di circonferenza e i muscoli della mascella sono sporgenti. Il polmone d’acciaio di Paul – il suo fedele “vecchio cavallo di ferro”, come lo chiama lui – è il colore giallo burro degli elettrodomestici da cucina degli anni ’50. Le sue gambe in metallo, che terminano con ruote in gomma nera, lo sollevano ad un'altezza adatta a un assistente, mentre le finestre nella parte superiore permettono di vedere l'interno, e quattro oblò sui lati permettono di entrare. Per aprire la macchina, che pesa quasi 300 kg, gli assistenti devono rilasciare i sigilli sulla testata e far scivolare l'utente sul letto interno. Gli oblò, le valvole di pressione, la forma cilindrica e il colore danno l'impressione di un robusto sottomarino in miniatura. Paul Alexander, paralizzato dalla poliomielite nel 1952, dipingeva con la bocca dentro un polmone di ferro, anni '60 circa Paul nel suo polmone d'acciaio da bambino. Fotografia: per gentile concessione di Paul Alexander I polmoni di ferro sono stati costruiti per durare, anche se nessuno pensava che le persone al loro interno sarebbero durate. Il dispositivo fu inventato nel 1928 da Philip Drinker, un ingegnere medico, e Louis Shaw, un fisiologo, ad Harvard. Bevitore aveva visitato il Boston Children's Hospital per indagare su un malfunzionamento dell'aria condizionata nel reparto per bambini prematuri, ma ne tornò turbato da ciò che vide nel reparto polio: "le piccole facce blu, il terribile respiro affannoso", come sua sorella e biografa , Catherine Bevitrice Bowen,scrisse più tardi. La sua invenzione era un meccanismo semplice, che svolgeva il lavoro dei muscoli impoveriti, e significava che migliaia di bambini che sarebbero morti non lo avrebbero fatto. Il polmone d'acciaio doveva essere utilizzato per un massimo di due settimane, per dare al corpo la possibilità di riprendersi. Nel corso del tempo, il claustrofobico polmone d’acciaio è diventato l’emblema degli effetti devastanti della poliomielite. Solo i pazienti più malati finivano in uno; se ce l'avessero fatta, probabilmente sarebbe seguita una vita di disabilità. Ma una volta che il vaccino fu somministrato ai bambini negli Stati Uniti a partire dal 1955, l’incidenza della malattia precipitò. Coloro che necessitavano di assistenza respiratoria a breve termine venivano curati con ventilatori a pressione positiva più invasivi ma molto più piccoli, inventati nel 1952 da un anestesista durante un’epidemia di poliomielite a Copenaghen. Questi spingono l'aria direttamente dentro e fuori i polmoni attraverso la bocca, tramite un tubo che viene fatto scorrere lungo la gola mentre il paziente è sedato, o attraverso un foro praticato nella trachea. Questi, come il polmone d'acciaio, erano destinati solo a un uso a breve termine; quelle poche persone che avevano bisogno di aiuto per respirare per il resto della loro vita vedevano un buco in gola come un prezzo accettabile da pagare per la maggiore mobilità offerta dalla pressione positiva. Gli ultimi polmoni in ferro furono prodotti alla fine degli anni '60. Quando i ventilatori a pressione positiva furono ampiamente utilizzati, tuttavia, Paul era abituato a vivere nel suo polmone e aveva già imparato a respirare per parte del tempo senza di esso. Inoltre non avrebbe mai più voluto avere un buco in gola. Quindi ha mantenuto il suo polmone d'acciaio. Con il declino della malattia e i suoi ricordi visivi nascosti in una manciata di case e strutture di cura, in gran parte del mondo occidentale il terrore della poliomielite è svanito dalla memoria collettiva. "Non puoi credere a quante persone sono entrate nel mio studio legale", ha detto Paul, "e hanno visto il mio polmone d'acciaio e hanno detto: 'Cos'è quello?' E io dicevo loro: 'È un polmone d'acciaio'. 'Cosa funziona?" "Respira per me." "Perché?" "Ho preso la poliomielite quando ero piccolo." "Cos'è la poliomielite?" Uh oh." David Oshinsky, l'autore diPolio: An American Story, ritiene che il successo dei vaccini nell’eradicazione di così tante malattie mortali sia proprio il motivo per cui il movimento anti-vaxx ha guadagnato terreno negli ultimi anni. “Questi vaccini hanno eliminato le prove di quanto fossero spaventose queste malattie”, mi ha detto. Quando andai a trovarlo al Clements Hospital, Paul sembrava una sorta di celebrità medica: nessuno del personale ospedaliero aveva mai visto prima un polmone d'acciaio. Mentre parlavamo, sono entrate due donne in camice da infermiere. Erano di un’altra unità, ma volevano solo incontrare l’uomo con il polmone d’acciaio, hanno detto. Paul disse loro che era nel bel mezzo di un'intervista. “Va tutto bene, signore”, disse l’infermiera più anziana, “ascolteremo solo per un po’”. Dopo che se ne sono andati, Paul mi ha detto che succede sempre. “È così, è come vivere in uno zoo”, ha detto. Le persone spesso escono dall'incontro con Paul con umiltà. Norman Brown, un infermiere in pensione che è un buon amico di Paul dal 1971, ha detto: "Quel ragazzo è un personaggio davvero impressionante... la maggior parte delle persone rimane in soggezione quando lo incontra per la prima volta". A Paul non dispiace rispondere alle domande della gente: “Sono un avvocato, sono pagato per parlare!” Gli piace parlare di poliomielite e di... polmone, e sulla sua vita, perché ciò che lo terrorizza, ancor più della possibilità del Covid-19, è che il mondo dimenticherà com’era la poliomielite e cosa ha ottenuto nonostante essa. La vigilia di Natale del 1953, un anno e mezzo dopo il ricovero di Paul al Parkland Hospital, i suoi genitori noleggiarono un generatore portatile e un camion per riportare a casa lui e il suo polmone d'acciaio. Fu un viaggio breve e snervante: "Da un momento all'altro sembrava che quel vecchio generatore si sarebbe spento", raccontò in seguito suo padre Gus a un giornale del Texas. “Continuava a scoppiare. Non sapevo se saremmo tornati a casa oppure no. Parte del motivo per cui Paul fu autorizzato a lasciare l'ospedale era che nessuno si aspettava che vivesse a lungo. Ma Paolo non è morto. Ha guadagnato peso; il giorno in cui tornò a casa, suo fratello maggiore gli preparò un piatto di bacon – il migliore che avesse mai assaggiato, disse. I suoi genitori dormivano con lui nello stesso soggiorno al pianterreno, sempre mezzo svegli nel caso in cui il fruscio della macchina si fermasse. Lo faceva durante le interruzioni di corrente – anche oggi, le tempeste e i tornado texani a volte abbattono le linee elettriche – e i suoi genitori dovevano pompare la macchina a mano, chiamando i vicini per aiutare. Dopo tre anni, Paul poteva lasciare il suo polmone per alcune ore alla volta. Il suo respiro da rana era diventato una memoria muscolare – come andare in bicicletta, mi disse. La sua istruzione era stata lasciata al naufragio durante i suoi 18 mesi in reparto. Un giorno sua madre entrò con una pila di libri presi in prestito dalla scuola elementare locale: gli avrebbe insegnato a leggere. Paul Alexander, paralizzato dalla poliomielite nel 1952, su una sedia a rotelle mentre si prendeva una pausa fuori dal suo polmone d'acciaio, intorno agli anni '60 Paul da giovane, fuori dal suo polmone d'acciaio. Fotografia: per gentile concessione di Paul Alexander “Avevo tutte queste ambizioni. Sarei diventato presidente", ha detto. Ma i suoi genitori, insieme a quelli di molti altri bambini disabili, hanno impiegato più di un anno per convincere il sistema scolastico di Dallas a permettergli di seguire le lezioni da casa. Nel 1959, quando aveva 13 anni, Paul fu uno dei primi studenti a iscriversi al nuovo programma distrettuale per i bambini a casa. “Sapevo che se avessi fatto qualcosa nella mia vita, sarebbe dovuta essere una cosa mentale. Non sarei diventato un giocatore di basket", mi ha detto. La maggior parte dei giorni lasciava il polmone nel momento in cui gli altri bambini uscivano da scuola e si sedeva davanti alla sua sedia a rotelle. Gli amici lo spingevano per le strade; poi, una volta cresciuto, gli stessi amici lo portarono nelle tavole calde e nei cinema, poi nei ristoranti e nei bar. E andò in chiesa. La Chiesa pentecostale, alla quale appartengono gli Alessandri, è una denominazione caratterizzata da un'esperienza personale e appassionata di Dio. Alla fine di ogni servizio, i fedeli sono invitati a venire davanti alla chiesa e pregare. "Mio padre mi portava laggiù a volte per pregare con lui, e allora lasciava uscire tutte le sue emozioni", mi ha detto il fratello minore di Paul, Phil. "Piangeva e piangeva e basta." Paul ha affrontato le sue emozioni in un modo diverso. La poliomielite lo aveva privato della sua indipendenza. “Ha lasciato sfogare molto la sua rabbia. Aveva una bocca", ha ricordato Phil. “Lo capisco perfettamente. Avrebbe urlato, urlato, imprecato e tirato fuori tutto, e i miei genitori avrebbero lasciato che accadesse, perché ovviamente Paul avrebbe avuto bisogno di una liberazione... era normale. Fa male a Paul pensarci adesso. “Ci sono stati momenti frustranti, momenti in cui mi arrabbiavo davvero, urlavo. Ma mamma e papà erano così tolleranti che sembravano semplicemente capire”, ha detto. Mentre parlava, le lacrime gli scorrevano lungo la tempia fino al cuscino. Nel 1967, Paul, che ora ha 21 anni, si diplomò al liceo con un punteggio quasi etero. La sua unica B era in biologia, perché non era in grado di sezionare un topo. "Ero così arrabbiato", ha detto. (Lo è ancora.) Fece domanda alla Southern Methodist University di Dallas, ma nonostante il suo curriculum accademico, fu rifiutato. "Ero troppo paralizzato", disse con amarezza. "Ha rotto il mio cuore. Ho combattuto per due anni, li ho chiamati ripetutamente. “‘Bene, aspetta un attimo’, dicevo, ‘voglio che tu ci riconsideri, pensi a questo. Vengo da te, voglio parlarti!’” I suoi insegnanti delle scuole superiori lo appoggiavano. Alla fine, il preside delle ammissioni cedette, a due condizioni: che trovasse qualcuno che lo aiutasse ad andare a lezione e che facesse il vaccino antipolio. Paul Alexander, riflesso in uno specchio attaccato al suo polmone d'acciaio, giovedì 12 settembre 2019, nel suo appartamento a Dallas, in Texas. Paul si rifletteva in uno specchio attaccato al suo polmone d'acciaio. Fotografia: Allison Smith/The Guardian Paul era “spaventato a morte” mentre entrava nella sua prima classe. “Devi capire che allora non c'erano storpi. Non ce n'era nessuno nel campus, ero l'unico. Ovunque andassi, ero l'unico. Ristorante, cinema – ho pensato: ‘Wow, non c’è nessun altro qui fuori. Aprirò semplicemente la strada’”, ha detto. “In un certo senso pensavo a me stesso come a rappresentare un gruppo. Ho combattuto per questo motivo. «Cosa vuol dire che non posso tornare lì?» Voglio tornare lì!’… ‘Non puoi farlo’. ‘Oh sì, posso!’ Litigavo sempre”. Paul incontrò una donna, Claire, e se ne innamorò. Si sono fidanzati. Ma un giorno, quando lui chiamò, sua madre – che da tempo si opponeva alla relazione – rispose, rifiutandosi di lasciarlo parlare con lei e dicendogli di non parlare mai più con sua figlia. "Ci sono voluti anni per guarire da questo", ha detto. Si è trasferito all'Università del Texas ad Austin. Alla Southern Methodist University viveva a casa, ma ora era da solo. I suoi genitori erano terrorizzati. All'UT, la badante che Paul aveva assunto non si è mai presentata, quindi per un mese i ragazzi del suo dormitorio si sono presi cura di lui - anche "delle cose più intime", ha detto - finché non è stato in grado di assumerne una nuova. Paul si laureò nel 1978 e successivamente iniziò a studiare per una specializzazione in giurisprudenza. Nel novembre 1980 fece nuovamente notizia: "L'uomo dalla volontà di ferro lascia il polmone d'acciaio per votare", dichiarava un articolo sul quotidiano Austin American Statesman. Paul ha lottato per cercare di pagare un'assistente a tempo pieno e allo stesso tempo la sua istruzione, ma nel 1984 si è laureato in giurisprudenza presso l'Università di Austin e ha trovato lavoro come insegnante di terminologia legale agli stenografi del tribunale presso un Austin scuola commerciale. Quando un giornalista gli chiese se i suoi studenti trovassero a disagio la presenza nella sua classe, lui rispose: “Non permetto che le persone si sentano a disagio per molto tempo”. Superò gli esami di avvocato e il 19 maggio 1986 alzò leggermente il pollice destro mentre prestava giuramento promettendo di comportarsi con integrità come avvocato davanti al giudice capo della corte suprema del Texas. Aveva 40 anni, indossava un elegante abito a tre pezzi, viveva da solo e poteva trascorrere gran parte della giornata fuori dalla macchina che ancora lo teneva in vita. La storia di come Paul ha imparato a respirare è fondamentale per il modo in cui pensa a se stesso. Rappresenta la determinazione che ha reso possibile tutto il resto – l’accesso all’università, la laurea in giurisprudenza, la vita di relativa indipendenza. Ha anche ispirato il titolo del libro di memorie, Tre minuti per un cane, che ha autopubblicato ad aprile. Gli ci sono voluti più di otto anni per scriverlo, usando il bastoncino di plastica e una penna per scrivere la sua storia sulla tastiera, o dettando le parole al suo amico, l'ex infermiere Norman Brown. Ma il titolo del libro è stata un’idea di Kathy Gaines. Kathy, 62 anni, è stata la badante di Alexander da quando si è laureato in giurisprudenza e si è trasferito nella zona di Dallas-Fort Worth, anche se nessuno dei due ricorda esattamente quando ha trovato la sua pubblicità sul giornale ed è diventata le sue "braccia e gambe". Kathy è diabetica di tipo 1 e, a causa della malattia, è legalmente cieca da anni, quindi non può guidare. Durante i cinque mesi di degenza di Paul in ospedale, l’anno scorso, lei prendeva l’autobus o un passaggio ogni giorno. Ha insegnato al personale infermieristico come gestire la macchina e, in una certa misura, a Paul. Mentre parlavamo, Kathy ci portò tazze di schiuma di caffè ospedaliero e una cannuccia di plastica flessibile per Paul. Lo lasciò abbastanza vicino perché lui potesse raggiungerlo con la lingua e la bocca, ma non così vicino da essere d'intralcio. Kathy sa come radere il viso di Paul, cambiargli i vestiti e le lenzuola, tagliargli i capelli e le unghie, passargli lo spazzolino da denti, sbrigare le sue scartoffie, prendere i suoi appuntamenti, fare la spesa, e quando dice "biscotto" di solito intende dire "Muffin inglese". A volte, se vede la sua testa in una posizione che pensa sarà scomoda per lui, la muoverà senza chiedere. (Non sempre lo apprezza.) Kathy sa tutto di lui, dice Paul. "Kathy e io siamo cresciuti insieme... lei si è impegnata in tutte le cose di cui avevo bisogno", ha detto. Per la maggior parte della loro relazione, Kathy ha vissuto con Paul o quasi nella porta accanto. Si sono spostati molto: la sua carriera legale non è stata redditizia e ha avuto difficoltà finanziarie. Oggi Kathy vive al piano di sopra nel loro condominio comune. Lo vede tutti i giorni, che lavori o no. Sebbene Kathy e Paul non siano mai stati coinvolti sentimentalmente, suo fratello Phil descrive la loro relazione come un matrimonio. "Paul è sempre stato aggressivo riguardo alle cose che vuole e di cui ha bisogno intorno alle altre persone", ha detto. “È piuttosto esigente. Ma Kathy è più esigente di lui. Hanno avuto i loro momenti, ma riescono sempre a risolverli. Paul ha sempre desiderato l'indipendenza. Ma la sua vita dipende dal fatto che i suoi badanti si presentino al lavoro, dal fatto che il suo polmone d'acciaio non salti una guarnizione, dall'elettricità che rimane accesa. “È dipeso al 100% dalla gentilezza degli altri da quando aveva sei anni – al 100%. E lo ha fatto in virtù della sua voce, del suo comportamento e della sua capacità di comunicare", ha detto Norman Brown. “Farei cose per lui che non farei per le persone. Ad esempio, è stato sfrattato da un appartamento e dice: "Voglio sfondare la porta di quell'amministratore". E quando dice "Voglio fare qualcosa", significa che lo farai. Quindi abbiamo preso un mucchio di uova e siamo andati all’appartamento di quel manager”, ha detto Brown ridendo. Ciò che Paul odia è essere invisibile. Ricorda di essere andato nei ristoranti in cui il cameriere chiedeva al suo compagno: "Cosa mangerà?" La sua voce tremava di rabbia al ricordo. "Penso che sia il motivo per cui combatto così duramente, perché ci sono persone che stanno lì con il coraggio di dirmi cosa farò della mia vita... Non hai il diritto di dirmi cosa fare", ha detto. "Dovresti inginocchiarti e ringraziare Dio che non sei stato tu." Paul ora è sopravvissuto sia ai suoi genitori che a suo fratello maggiore, Nick. È sopravvissuto ai suoi vecchi amici. È addirittura sopravvissuto al suo polmone d'acciaio originale. Nel 2015, le guarnizioni stavano cedendo e perdeva aria. Non sorprende che i pezzi di ricambio per i polmoni d'acciaio e i meccanici che sanno cosa stanno guardando siano difficili da trovare, ma dopo che un amico ha pubblicato un video di Paul su YouTube chiedendo aiuto, un ingegnere locale di Dallas gli ha sistemato un motore rinnovato uno. Paul ha ancora grandi progetti – spera che le sue memorie “facciano il giro del mondo” – ma il Covid-19 è un nuovo pericolo. Paul è, ha detto Phil, “probabilmente la persona più vulnerabile” a un virus come questo. “Rimane positivo, ma abbiamo anche avuto conversazioni sul fatto che probabilmente questo ce la farà. È molto probabile.» Paul ha sempre pensato che la poliomielite, il “demone” che aveva cercato di distruggerlo, sarebbe tornata. “Vedo di nuovo gli ospedali inondati dalle vittime della poliomielite, un’epidemia, lo vedo così facilmente. Dico ai dottori che succederà. Non mi credono”, mi ha detto quando era in ospedale l’anno scorso. immagine composita delle scene in Scozia durante la pandemia di coronavirus "Le ultime sei settimane sono state diverse da qualsiasi cosa avessi mai conosciuto": un medico di base su come la pandemia ha cambiato il suo lavoro Leggi di più È solo grazie agli sforzi concertati di vaccinazione che non si è verificato un nuovo caso di poliomielite negli Stati Uniti dal 1979, o nel Regno Unito dal 1984. Nel 2000, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dichiarato che tutte le Americhe e la regione del Pacifico occidentale erano senza polio. L’India, che negli anni ’90 aveva registrato 200.000 casi di poliomielite all’anno, è stata dichiarata libera dalla poliomielite nel 2014 dopo una serie di aggressive campagne di vaccinazione. Il virus è ora endemico solo in tre paesi al mondo – Afghanistan, Nigeria e Pakistan – e i casi di poliomielite si contano a dozzine. Ma Paul aveva ragione nel dire che la maggior parte delle persone ha in gran parte dimenticato il terrore della poliomielite, proprio come noi abbiamo dimenticato il terrore di altre malattie contro le quali ora vacciniamo abitualmente: difterite, tifo, morbillo e parotite. E questo potrebbe essere un terreno fertile per il loro ritorno se non rimaniamo vigili. È difficile immaginare, nel mezzo di questa pandemia, che dimenticheremo anche il Covid-19. Ma potremmo. È difficile ricordare i nostri incubi il giorno dopo. La lezione della poliomielite – e di ogni volta che ci confrontiamo con la nostra terribile fragilità e sopravviviamo – è che a volte abbiamo bisogno di ricordare. Segui la lunga lettura su Twitter all'indirizzo @gdnlongread e iscriviti all'e-mail settimanale di lunga lettura qui. Esplora di più su questi argomenti
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